Parla Antonio Mazzeo “L’Italia è un Paese a sovranità limitata. Bisogna puntare alla neutralità attiva”
Parla Antonio Mazzeo “L’Italia è un Paese a sovranità limitata. Bisogna puntare alla neutralità attiva”
8 GIUGNO 2025 - DI Maurizio Salustro***
Antonio Mazzeo è insegnante, giornalista e peace researcher. Ha iniziato giovanissimo a occuparsi dei temi della pace, seguendo le iniziative contro l’installazione dei missili nucleari Cruise nella base di Cosimo. Da allora, si dedica a seguire e criticare i processi di militarizzazione in Sicilia, sua terra d’origine, e, in generale, in Italia.
È attivo anche sulle questioni relative al disarmo, all’ambiente e al contrasto alla mafia. Ha un passato da cooperante nei Balcani e America Latina. Partecipa a incontri, conferenze e dibattiti e scrive articoli e saggi. Ha approfondito l’argomento della presenza delle basi USA e NATO sul territorio italiano ed è tra i promotori dell’Osservatorio per monitorare e denunciare l’attività di militarizzazione nelle scuole e nelle università.
È autore, insieme a Lelio Bonaccorso e Deborah Braccini, del fumetto “Sigonella. Le guerre alle porte di casa” (La Revue Dessinée Italia, n. 4 – 2023).
Nel 2025 ha pubblicato, con Manifesto libri, un volume dal titolo “La scuola va alla guerra”.
Abbiamo posto alcune domande proprio sui temi della presenza di basi militari non italiane sul territorio nazionale e l’infiltrazione di uno spirito militarista nelle scuole.
Perché ci sono Basi NATO e USA in Italia?
Il processo di militarizzazione del territorio italiano a partire dall’installazione di basi militari USA e NATO deve essere inserito nel contesto della Guerra Fredda tra Washington e l’Unione Sovietica, a conclusione del secondo conflitto mondiale. Dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel luglio del 1943, il nostro Paese è stato cooptato nell’area di influenza della Gran Bretagna prima, degli Stati Uniti d’America subito dopo. In quest’ottica l’Italia ha assunto progressivamente il ruolo di grande piattaforma per le operazioni di proiezione avanzata USA e NATO nel Mediterraneo e in Medio Oriente. Contestualmente la presenza dei reparti d’eccellenza e delle maggiori centrali d’intelligence a stelle e strisce ha avuto la funzione di “dissuasione” da qualsivoglia tentativo di trasformazione e democratizzazione dell’assetto sociale ed economico. Un fronte interno, rappresentato dai partiti di massa e dalle organizzazioni sindacali della sinistra, che è stato contrastato anche militarmente. Penso in particolare alla strategia delle cosiddette “stragi di Stato”, con sanguinosi attentati terroristici eseguiti da organizzazioni di estrema destra grazie al sostegno e la copertura dei servizi segreti alleati e di apparati istituzionali interni impropriamente “deviati”.
Esiste una differenza dal punto di vista giuridico e politico tra Basi NATO e USA?
Sì, e lo hanno abbondantemente documentato docenti di diritto internazionale o costituzionalisti come il professore Sergio Marchisio o il magistrato ed ex senatore Domenico Gallo, tra gli altri. Nella realtà bellica odierna, tuttavia, si è creata un’ampia area grigia, ibrida, dal punto di vista politico e giuridico, che rende sempre più difficile orientarsi e distinguere finalità e funzioni di queste infrastrutture. Penso in particolare alla grande stazione aeronavale siciliana di Sigonella dove “convivono” comandi e infrastrutture dell’Aeronautica Militare italiana, dell’Alleanza Atlantica (ad esempio il Centro di controllo del sistema di sorveglianza con droni AGS) e quelle ad “uso esclusivo” delle forze armate statunitensi (tra esse anche il MUOS* a Niscemi). A Sigonella operano poi reparti e sistemi militari che rispondono all’Unione Europea o all’agenzia Frontex che controlla le frontiere esterne UE in funzione anti-migranti. Uno scenario complesso, dunque, ben oltre i limiti dei principi sanciti dalla Costituzione e della sovranità nazionale.
*(n.d.r.) Mobile User Objective System (MUOS): è un moderno sistema di comunicazione satellitare della marina militare statunitense. È composto da cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni terrestri, di cui una a Niscemi, in Sicilia (e le altre in Australia, Stati Uniti e Hawaii). È utilizzato per il coordinamento di tutti i sistemi militari statunitensi esistenti, in particolare i droni (fonte:https://www.nomuos.info/, consultato il 7/06/2025). Questi sono stati puntualmente allocati alla fine di marzo 2024 nella base militare americana di Sigonella, in provincia di Siracusa, come riferito dallo stesso comando della Naval Air Station ivi stanziato (fonte: https://www.lanotiziagiornale.it/a-sigonella-e-arrivato-triton-il-super-drone-della-marina-usa-e-gia-operativo/, consultato il 7/06/2025)
Teoricamente l’Italia potrebbe chiedere lo smantellamento di tutte le basi militari non italiane sul proprio territorio? E praticamente?
Nonostante la “sovranità limitata” dalla presenza di centri e comandi che rispondono agli interessi geostrategici di Washington, l’Italia ha tutti gli strumenti giuridici per poter decidere di uscire dalla NATO e chiedere il ritiro dal proprio territorio delle forze armate di paesi terzi. Certo sarebbe un processo tutt’altro che indolore (citavo prima l’uso delle bombe nelle banche e ai treni per arrestare l’avanzata delle sinistre), ma ritengo che nulla potrebbe fermare la volontà di autodeterminazione popolare e delle forze politiche e sociali autenticamente democratiche. In verità le relazioni Italia-USA-NATO sono molto più “interessate”. Ci sono gruppi economici, finanziari ed energetici di casa nostra che hanno stretto legami strettissimi con il capitale transnazionale, facendo grossi affari con Washington ed i partner alleati e pertanto ritengono utile e opportuno il do ut des secondo cui “ti faccio fare ciò che vuoi dalle basi in cui ospito i tuoi reparti armati e finanche le tue testate nucleari”, ma tu “mi consenti di continuare ad accrescere fatturati e profitti a casa tua…”. Quanti sanno in Italia che le maggiori holding militari-industriali italiane (Leonardo SpA, Fincantieri, Beretta Group, ecc.) hanno il Pentagono tra i maggiori clienti internazionali?
Pensa che la neutralità dell’Italia sia un’opzione praticabile?
Non solo la penso praticabile, ma auspico che la “neutralità” vada interpretata immediatamente, sia per garantire il pieno rispetto del diritto costituzionale e di quello interno e sia per poter assumere il sempre più necessario ruolo di ponte di dialogo e cooperazione tra gli Stati e i popoli. Con la guerra ormai alle porte di casa, l’Italia ha solo una via d’uscita per non essere coinvolta, anzi travolta, da un terzo conflitto mondiale totale: la neutralità “attiva”, la mediazione tra le parti, la diplomazia della Pace.
Crede che l’aspirazione al disarmo e le esigenze di difesa siano conciliabili? Se sì, in che modo?
E’ stato del tutto alterato e degenerato il reale significato di “difesa”. Ormai il termine è sinonimo di riarmo, deterrenza nucleare, conflitto armato. Si ignora invece che mai come adesso dovremmo operare tutte e tutti in “difesa” della Pace, dei diritti umani e sociali, delle garanzie costituzionali, dei territori, dell’ambiente, della giustizia. Disarmarsi oggi, rifiutare il dissennato piano ReArm Europe della UE e della NATO, significa finalmente riprendersi la vita e impedire l’olocausto nucleare e la scomparsa dell’umanità dal pianeta.
Esiste un’infiltrazione militarista nelle scuole? Se sì, da parte di chi? In che modo è attuata e quali interessi la sostengono? Qual’è la risposta di studenti e insegnanti?
La militarizzazione del sistema educativo italiano è un processo che sta investendo le scuole di ogni ordine e grado, da quelle dell’infanzia agli istituti secondari di secondo grado, in ogni parte del paese. Ormai non c’è attività didattica che non veda salire in cattedra rappresentanti delle forze armate (non soltanto quelle italiane, ma anche quelle “ospitate” nelle basi USA e NATO) e dei manager delle grandi e piccole aziende del comparto bellico-industriale. Una fase storica segnata dalla guerra permanente non poteva purtroppo risparmiare i luoghi di formazione globale delle nuove generazioni, così come è avvenuto durante il fascismo quando la pedagogia del regime aveva l’obiettivo di imporre il massimo consenso alle disavventure coloniali, “educando” alla cieca obbedienza e al sacrificio per la “patria”. Le guerre moderne hanno bisogno di enormi risorse finanziarie per acquistare sistemi sempre più sofisticati, disumanizzati e disumanizzanti, a costo di tagli draconiani al welfare e alla precarizzazione delle vite, specie di quelle dei minori e degli adolescenti. Si entra nelle scuole o si ospitano le scuole in caserma, nei poligoni di guerra e nelle fabbriche di armi per imporre la “cultura della difesa e della sicurezza”, l’accettazione della legittimità e dell’ineluttabilità della guerra. Ma le guerre moderne, così come lo mostra al mondo il sanguinoso conflitto fratricida russo-ucraino, hanno bisogno di “giovani e forti” per il combattimento corpo a corpo. Carne da cannone, così come accadeva nelle trincee della prima guerra mondiale. A questi fini, USA, la NATO e lo Stato Maggiore italiano si preparano da decenni. In passato c’è stata scarsa attenzione a questo processo e alla sua immensa pericolosità. Fortunatamente i risultati sono del tutto diversi da quelli che si attendevano i signori della guerra: crescono tra le nuove generazioni la consapevolezza del rischio di autodistruzione e il ripudio di ogni forma di guerra e sopraffazione tra gli Stati. Le manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese vittima del genocidio israeliano ne è la testimonianza più evidente. Ma anche tra i genitori e gli insegnanti si moltiplicano le forme di dissenso contro il militarismo e la militarizzazione imperante nelle istituzioni scolastiche. Due anni fa, docenti, organizzazioni sindacali di base del mondo della scuola, l’associazionismo cattolico-pacifista hanno costituito l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Da allora sono state tantissime le denunce e le azioni di contrasto contro questo fenomeno. Se la Scuola va alla Guerra, c’è ancora una Scuola che aspira profondamente alla Pace e al Disarmo.
Quali letture consiglierebbe a chi volesse approfondire questi argomenti?
Fortunatamente sono innumerevoli i testi prodotti in questi anni sui temi della Pace e del Disarmo o di analisi sulle cause e gli effetti dei conflitti in corso. Forse sarebbe meglio ricordare che esistono in Italia centri di documentazione che li raccolgono e li socializzano. Penso in particolare all’Archivio Disarmo di Roma o al Centro “Sereno Regis” di Torino, ecc. La vera sfida culturale, oggi, è moltiplicare queste esperienze dal basso.
Ringraziamo il prof. Mazzeo per le sue risposte puntuali, esaustive e appassionate.
*** Maurizio Salustro ha maturato 41 anni di esperienza nel settore legale, compresi 31 anni con la magistratura italiana, spaziando dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti. Ha presieduto la Prima Sezione Penale del Tribunale di Catanzaro. Ha svolto un’intensa attività internazionale sia con funzioni esecutive (in Kosovo come Giudice con la Missione ONU - UNMIK e, poi, come Pubblico Ministero per i crimini di guerra con la Missione dell’UE – EULEX; in Guatemala come Capo delle Indagini con la CICIG -Commissione Internazionale contro l’Impunità in Guatemala-, sia nel settore dello sviluppo delle istituzioni (specialmente in Georgia e Iraq). In pensione dall’agosto 2022, si dedica a iniziative di promozione sociale.
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