Evoluzione delle collaborazioni militari tra Italia-UE e Israele




di Antonio Mazzeo 

C’è un po' di Italia tra i sanguinari protagonisti della campagna di sterminio della popolazione palestinese della Striscia di Gaza avviata dal regime di Benjamin Netanyahu & C.. E’ l’Italia del complesso militare-industriale, finanziario, energetico ed accademico, l’Italia che militarizza e stupra i territori convertendoli in piattaforme di attacco e di morte, l’Italia pronta a sostenere e condividere le operazioni di apartheid e pulizia etnica del capitale transnazionale in mezzo mondo. Così come accaduto con il conflitto fratricida nel cuore del vecchio continente, quello russo-ucraino, c’è un’Italia che ha scelto di cobelligerare nel Mediterraneo orientale a fianco delle truppe d’assalto, dei bombardieri e dei droni israeliani. Lo ha fatto dai primi giorni della controffensiva scatenata da Tel Aviv contro Gaza, la Siria e il Libano meridionale come “vendetta” per l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, trasformando la stazione aeronavale di Sigonella, in Sicilia, in una grande portaerei per i decolli e gli atterraggi degli aerei da trasporto di armi e munizioni e da ricognizione e spionaggio. In questi tragici mesi la base di Sigonella è stata impiegata per i voli-spia del Pentagono a supporto alle forze armate di Israele che hanno seminato morte e distruzione in Palestina. Gli analisti hanno tracciato le operazioni d’intelligence dei nuovi pattugliatori multi-missioni P-8A “Poseidon” di U.S. Navy e del 120° Squadrone della Royal Air Force (RAF), equipaggiati con i più sofisticati sensori e sistemi missilistici anti-nave e anti-sottomarini: dalla Sicilia essi raggiungono le coste israeliane, libanesi e siriane per identificare, “riconoscere” e sorvegliare i potenziali “obiettivi”. Un indispensabile lavoro di mappatura di quelli che poi diventano i “target” degli strike israeliani contro le milizie di Hamas ed Hezbollah e contro l’inerme popolazione palestinese. Dal 15 novembre ai pattugliatori USA e britannici sono stati affiancati anche i droni Northrop Grumman RQ-4D “Global Hawk” di U.S. Air Force, anch’essi di casa a Sigonella da oltre un decennio, e in più di un’occasione ha fatto la sua comparsa nello spazio aereo del Mediterraneo orientale pure il drone killer MQ- 9A “Reaper”, anche se però non è stato possibile accertare la base di decollo e atterraggio. “Gli Stati Uniti stanno effettuando voli di aerei senza pilota disarmati (unmanned aerial vehicle) su Gaza, oltre a fornire consulenza e assistenza per sostenere il nostro partner israeliano mentre lavora per il recupero degli ostaggi”, ha dovuto ammettere l’addetto stampa del Pentagono, il generale Pat Ryder dopo le rivelazioni sulle attività di intelligence dei “Reaper” pubblicate dal New York Times. La Naval Air Station di Sigonella ha anche fornito un contributo alle operazioni di movimentazione dei sistemi bellici che Washington ha inviato alle forze armate israeliane impegnate nei bombardamenti. L’infrastruttura militare siciliana è stata utilizzata infatti per il “ponte aereo” USA tra il grande scalo tedesco di Ramstein e la base aerea di Nevatim, nei pressi della città di Be’er Sheva (deserto del Negev), quartier generale degli squadroni dell’Aeronautica militare di Israele equipaggiati con i nuovi cacciabombardieri F-35 a capacità nucleare. Per tre giorni consecutivi, il 13, 14 e 15 ottobre, un grande velivolo C-17A “Globemaster III” di U.S. Air Force (identificato con il codice di volo RCH794) trasferito nel teatro europeo dall’Arizona e operativo sulla rotta Ramstein-Nevatim, ha effettuato soste tecniche a Sigonella. Prodotto dal colosso industriale Boeing, il C-17A “Globemaster III” è impiegato dall’Air Mobility Command (il Comando Mobilità Aerea delle forze aeree degli Stati Uniti d’America) per rifornire le forze armate israeliane di armi, munizioni ed equipaggiamenti militari. Il gigante dei cieli può imbarcare carichi di 76 tonnellate, ma cosa sia transitato e/o cosa sia stato caricato in Sicilia è ancora top secret: il governo e le forze armate italiane hanno preferito ignorare i legittimi interrogativi espressi dalle testate giornalistiche che hanno documentato i transiti dei velivoli cargo USA. A fine novembre 2023, nei giorni della mini-tregua umanitaria tra Tel Aviv e Hamas, il portavoce del ministero della Difesa israeliano ha però fatto sapere che nel corso dei primi 50 giorni di guerra i reparti di artiglieria pesante avevano già impiegato oltre 100.000 proiettili. “Più di 90.000 munizioni sono state dirette contro la Striscia di Gaza per colpire obiettivi e supportare le manovre delle forze terresti”, hanno aggiunto i vertici militari israeliani. Gli altri 10.000 proiettili erano stati impiegati invece in Libano meridionale e in Siria contro le milizie Hezbollah e altri presunti “gruppi armati filo-Hamas”. Buona parte di questi proiettili di artiglieria sono stati consegnati ad Israele dai reparti delle forze armate USA schierate in territorio europeo. Secondo la multinazionale dell’informazione Bloomberg.com, nel primo mese di guerra Israele ha ricevuto nell’ambito dei programmi di assistenza statunitense 57.000 proiettili da 155mm ad “alto potere di frammentazione” e 400 mortai da 120mm. “Originariamente immagazzinati in Israele dall’U.S. Army European Command, questi proiettili erano stati trasferiti nei depositi in Europa a favore delle forze armate ucraine e adesso sono tornati indietro in Israele per soddisfare le richieste del conflitto a Gaza”, ha rivelato il sito specializzato Israeldefense.co.il. Più di un filo rosso lega la stazione aeronavale di Sigonella alle più moderne installazioni belliche di Israele impegnate nei raid contro i palestinesi. Nell’ottobre 2022 il Dipartimento della difesa USA ha firmato un contratto del valore di 26,9 milioni di dollari per rinnovare il Joint Intelligence Center ospitato nella base siciliana. I lavori di riconfigurazione e ammodernamento degli spazi riservati al Commander Task Force 67 (CTF-67) di U.S. Navy sono stati affidati all’azienda Conti Federal Services con quartier generale a Orlando, Florida e saranno completati entro l’agosto 2024. Dal punto di vista logistico-operativo al Comando della Task Force 67 sono assegnati tutti i reparti della Marina USA ospitati a Sigonella, compresi il TG-67.1 con il VP-Patrol Squadron dotato dei pattugliatori P-8A “Poseidon” e il TG-67.3 con i droni MQ-4 “Global Hawk”, cioè proprio quelli che stanno operando a supporto delle forze armate israeliane. Coincidenza vuole che proprio la Conti Federal Services ha realizzato numerosi progetti nelle principali basi militari israeliane, prime fra tutte quelle destinate ad ospitare i nuovi cacciabombardieri di quinta generazione F-35. Recentemente l’azienda statunitense ha contribuito al potenziamento di due scali dell’Aeronautica militare di Israele, su finanziamento del Pentagono. I lavori, per il valore complessivo di 8,4 milioni di dollari, hanno riguardato la realizzazione di un’officina per motori aerei e l’ammodernamento degli hangar elicotteri e delle piste di atterraggio. Nel sud di Israele, Conti Federal Services ha progettato e costruito più di 20 infrastrutture nella locale base d’artiglieria (valore del contratto, 36,3 milioni di dollari), nonché gli shelter protetti e alcuni depositi munizioni in una base top secret (importo dei lavori 65,2 milioni di dollari). Dalla Sicilia al Giordano l’affaire è uno solo per le aziende leader del settore costruzioni delle installazioni di morte. Profitti plurimilionari con il denaro di Washington e il sangue dei palestinesi. Alla guerra, alla guerra, per conto di ENI e Leonardo SpA… A conferma del diretto coinvolgimento italiano nel conflitto a Gaza, dopo l’avvio dei massicci bombardamenti israeliani il ministro della difesa Guido Crosetto ha ordinato il trasferimento nelle acque del Mediterraneo orientale di alcune unità della Marina Militare, quasi a voler rimarcare la loro rilevanza geostrategica ed economica per il colosso nazionale dell’energia, il gruppo ENI a capitale pubblico, interessato alle esplorazioni dei giacimenti di gas a largo della Striscia. A inizio dicembre 2023 è stato accertato lo stazionamento nelle acque della regione di una ventina di navi da guerra dei paesi NATO, otto delle quali italiane: il pattugliatore d’altura “Paolo Thaon di Ravel”; le fregate missilistiche “Carlo Margottini”, “Carabiniere” e “Virginio Fasan”; la nave anfibia e da sbarco “San Giusto” con a bordo 550 marò del Reggimento “San Marco”; l’unità ospedale e da rifornimento “ITS Vulcano”; il sommergibile “Pietro Venuti” (classe U-212); la fregata lanciamissili “Carlo Bergamini” (quest’ultima inquadrata nella flotta SNGM2 di pronto intervento della NATO). Queste unità hanno affiancato operativamente i gruppi navali guidati dalle portaerei a propulsione nucleare “USS Gerald Ford” ed “USS Dwight Eisenhower” che il Pentagono ha trasferito nel Mediterraneo orientale e nel Mar Rosso a supporto delle operazioni aeronavali israeliane. Il pieno sostegno alla follia criminale dell’establishment politico-militare di Tel Aviv da parte del governo Meloni è una riprova della consolidata partnership strategico-militare e diplomatica tra Roma e Israele. Benjamin Netanyahu è venuto in visita ufficiale in Italia il 9 e 10 marzo 2023 quasi a voler “celebrare” il ventesimo anniversario dalla firma del memorandum d’intesa Italia-Israele in materia di cooperazione nel settore militare, accordo che ho posto particolare attenzione all’interscambio di materiale di armamento, all’organizzazione delle forze armate, alla formazione e all’addestramento del personale e alla ricerca e sviluppo in campo industriale. A sottoscriverlo, per il nostro paese, l’allora ministro della difesa Antonio Martino (governo Berlusconi II); la ratifica del Parlamento, con voto quasi unanime, è avvenuta invece nel maggio 2005. La collaborazione tra le forze armate israeliane ed italiane si è sviluppata particolarmente nel settore delle esercitazioni aeree. “L’Aeronautica d’Israele è stata schierata diverse volte in Sardegna e ha svolto esercitazioni di notevoli dimensioni con l’Aeronautica italiana”, riporta una nota del Ministero della Difesa israeliano del 2 novembre 2018. Le due forze aeree tengono regolarmente scambi di equipaggi e l’Aeronautica italiana è impegnata ad addestrare i piloti israeliani presso l’International Training Centre (ITC) di Pisa per il conseguimento dell’abilitazione sul velivolo C-130J “Super Hercules”. Al contempo, personale italiano si reca ciclicamente presso la base aerea di Palmachim (nei pressi della città di Rishon LeZion, sulla costa mediterranea) per svolgere corsi alla conduzione dei velivoli a controllo remoto. In più occasioni gli addetti militari israeliani sono stati ospiti del Centro Sperimentale Volo e del Reparto Medicina Aeronautica e Spaziale di Pratica di Mare (Roma), due enti preposti alle prove in volo dei velivoli e dei sistemi d’arma e all’addestramento e alla sperimentazione nel settore della medicina aeronautica e spaziale. Le forze aeree di Italia e Israele svolgono annualmente pure gli Airmen to Airmen Talks, colloqui-incontri in cui vengono pianificati le attività addestrative ed eventuali programmi di acquisizione comune di velivoli di guerra. L’ultimo faccia a faccia si è svolto in Israele nel novembre 2022: il Comandante logistico dell’Aeronautica Militare, generale Roberto Comelli, ha incontrato il suo omologo israeliano Shlomi Konforty per “consolidare future cooperazioni militari nel settore della logistica e della manutenzione delle infrastrutture e dei sistemi d’arma in dotazione nei rispettivi paesi”, così come riporta la nota dello Stato Maggiore dell’Aeronautica. Hanno poi fatto seguito le visite alle basi aeree di Nevatim, Hatzerim e Tel Nof (quest’ultima, nei pressi della città di Rehovot, è stata la prima ad essere impiegata per trasferire al confine con Gaza oltre 1.600 militari dei corpi d’élite dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre). Il generale Comelli e il suo staff hanno pure raggiunto gli stabilimenti dell’azienda leader del complesso militare-industriale nazionale, IAI - Israel Aerospace Industries, dove sono state illustrate le linee di ricerca e sviluppo dell’industria aerospaziale israeliana. Nel dicembre 2022 sono stati i vertici della Marina italiana ad ospitare una delle figure più importanti delle forze armate israeliane, il generale Itai Veruv, comandante degli istituti di formazione militare ma soprattutto capo delle Depth Forces, i corpi d’élite creati nel 2011 per operare in tempi rapidi “in profondità in territorio nemico”, specie contro le milizie di Hamas e Hezbollah. Il generale Veruv si è recato in visita alle strutture della Brigata Marina “San Marco” e alla base navale di Brindisi. “Egli ha potuto osservare alcuni mezzi terrestri e anfibi impiegati dai Fucilieri, tra cui l’Amphibious Assault Vehicle (AAV-7) – veicolo cingolato anfibio in grado di navigare e muoversi su terra”, annota lo Stato Maggiore della Marina. “Al termine della visita, il generale Veruv, apprezzate le specificità e la versatilità della Forza Anfibia, ha precisato la volontà futura di poter programmare attività congiunte tra le Marine dei due paesi”. Vero e proprio laboratorio sperimentale per le odierne operazioni di strike nella Striscia di Gaza è stato l’addestramento italo-israeliano svolto a fine luglio 2022 nel deserto del Negev (l’esercitazione aerea Lightning Shield, letteralmente Scudo di Fulmine). Per l’occasione quattro cacciabombardieri F-35 del 32° Stormo dell’Aeronautica italiana di stanza ad Amendola (Foggia) sono stati schierati a Nevatim, lo scalo dove oggi arrivano buona parte delle armi e munizioni di provenienza USA. I velivoli hanno simulato attacchi al suolo e bombardamenti a fianco dei velivoli “cugini” delle forze israeliane (gli F-35I “Adir” del 118° Squadrone Sud e del 140° Golden Eagle). Ai war games ha partecipato pure il 122nd Nachshon Squadron, reparto d’eccellenza delle più moderne guerre elettroniche, con i sofisticati aerei di intelligence, sorveglianza e riconoscimento Gulfstream G-500, impiegati fin dalle prime ore dell’intervento israeliano contro le milizie di Hamas a Gaza ed Hezbollah in Libano meridionale. Nella seconda metà dell’ottobre 2021 sempre i cacciabombardieri F-35 italiani erano stati impegnati in quella che il ministero della difesa israeliano ha definito la più grande e più avanzata esercitazione aerea mai effettuata in Israele (“Blue Flag 2021”). Nel corso dei war games sono stati simulati attacchi aerei e missilistici da parte delle forze armate di Israele, Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito, Grecia, India e Italia schierate nella base aerea di Ovda, nei pressi della città meridionale di Eilat. “Lo scopo di questa esercitazione è il rafforzamento strategico, l’apprendimento e il miglioramento della coordinazione internazionale nell’uso dei velivoli di quarta e quinta generazione (i cacciabombardieri Eurofighter, Rafale, Mirage 2000 e F-35 Lightning II di Lockheed Martin, nda) in un ambiente operativo stimolante, con particolare enfasi al potenziamento strutturale delle capacità operative delle forze aeree”, riportava la nota delle autorità israeliane. “Blue Flag 2021 ha dato l’opportunità di condurre voli tattici congiunti contro una serie di minacce, utilizzando le tecnologie più avanzate. Nel corso delle operazioni, le forze partecipanti si sono esercitate nei combattimenti aria-aria e aria-terra, nel contrasto ai missili terra-aria (SAM) e in differenti scenari operativi in territorio nemico”. Nel luglio 2021 il 32° Stormo dell’Aeronautica militare italiana aveva partecipato ad un’altra importante esercitazione mult inazionale in Israele, “Blue Guardian”, anch’essa presentata con particolare enfasi dall’Israeli Air Force come la “prima attività addestrativa al mondo con i velivoli a pilotaggio remoto”. Per l’occasione dalla base operativa di Palmachim furono impiegati i più moderni droni da guerra nella simulazione di attacchi contro molteplici obiettivi, sia singolarmente che in appoggio ai cacciabombardieri e alle divisioni elicotteri israeliani e degli altri paesi partecipanti (oltre all’Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito). Tra i droni utilizzati spiccavano i due “gioielli di morte” dell’arsenale israeliano, gli Hermes 900 (nome in codice Kochav) e gli Hermes 450 (Zik), progettati e realizzati da Elbit Systems Ltd, holding con quartier generale ad Haifa e filiali in diversi paesi, leader nella produzione di droni militari, sistemi informatici, telecomunicazione, comando, controllo e intelligence. Gli Hermes 450 e 900 sono velivoli a pilotaggio remoto multimissione: possono essere utilizzati sia come aerei spia per la raccolta dati e l’individuazione degli obiettivi, sia come droni d’attacco con il lancio di missili aria-terra e aria-nave. Le due versioni variano secondo le ore di volo che possono effettuare (17 per l’Hermes 450 e 30 per l’Hermes 900) e per l’altitudine che possono raggiungere (da 18.000 a 30.000 piedi). L’Hermes 450 è stato impiegato operativamente per la prima volta in Libano nel 2006 e durante l’assalto israeliano contro la Striscia di Gaza nel 2008-2009. Il battesimo di fuoco dell’Hermes 900 risale invece all’Operazione “Margine Protettivo” dell’estate 2014: un drone fu coinvolto nell’uccisione di quattro ragazzi che stavano giocando in una spiaggia a Gaza, il 16 agosto. I droni israeliani sono stati acquistati da numerosi paesi europei e africani e sono pure entrati a far parte del dispositivo militare anti-migranti schierato nel Mediterraneo dalle agenzie dell’Unione Europea preposte al “controllo” delle frontiere esterne UE (Frontex, EMSA, ecc.). Sempre nel 2021 (a giugno), sei cacciabombardieri F-35, alcuni F-16 A/B del 116th Squadron e a un G550 del 122th Squadron dell’Aeronautica militare israeliana parteciparono all’esercitazione aeronavale “Falcon Strike” nei cieli dell’Italia meridionale, congiuntamente ai velivoli di guerra delle aeronautiche di Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito. I reparti operarono dalla base pugliese di Amendola e da altre importanti installazioni militari di supporto, tra cui Trapani-Birgi, Decimomannu in Sardegna e Poggio Renatico (Ferrara). Un mese prima di “Falcon Strike” le forze armate israeliane avevano lanciato l’ennesima operazione d’attacco contro Gaza (in codice Guardiani delle Mura), assassinando 256 cittadini palestinesi tra cui 66 minori. Armi, armi e ancora armi sulla rotta Roma – Tel Aviv L’import-export di sistemi militari tra Italia ed Israele è cresciuto negli ultimi lustri e le maggiori industrie belliche dei due paesi hanno promosso innumerevoli programmi di coproduzione e finanche una fusione di capitali finanziari per rafforzare la propria presenza nel mercato internazionale. “Nel quinquennio 2016-2020 l’Italia ha autorizzato esportazioni militari a Israele per un valore complessivo di oltre 90 milioni di euro che comprendono armi semiautomatiche, bombe e missili, strumenti per la direzione del tiro e apparecchi per l’addestramento”, ricorda il ricercatore Giorgio Beretta dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia. “Spiccano soprattutto quei 17,5 milioni di euro di autorizzazioni rilasciate nel 2019 nella categoria militare ML2 che comprende bocche da fuoco, obici, cannoni, mortai, armi anticarro, lanciaproiettili e lanciafiamme militari: quale tra questi è impossibile saperlo, vista la poca trasparenza delle Relazioni governative riguardo agli specifici tipi di materiali forniti ad ogni Paese”. Nel contempo l’Italia ha acquistato dalle aziende israeliane materiali e sistemi militari per circa 150 milioni di euro. Tra le aziende italiane beneficiate dall’export di armi a Israele, oltre a Leonardo SpA, l’Opal annota Ase Aerospace, CABI Cattaneo, Fimac, Forgital, Leat, Mecaer, MES, OMA Officine, Sicamb, Teckne. L’affare più grosso risale però al 2012 quando Israele acquistò 30 caccia-addestratori M-346 “Master” prodotti a Venegono Inferiore (Varese) negli stabilimenti di Leonardo/Finmeccanica; i velivoli sono stati assegnati alle Tigri volanti del 102° squadrone dell’Aeronautica di stanza nella base di Hatzerim per preparare i piloti alla guida dei cacciabombardieri di nuova generazione, ma sono stati utilizzati anche per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. Il gruppo Leonardo (attraverso la controllata OTO Melara di La Spezia) ha pure consegnato alla Marina militare israeliana i cannoni navali 76/62 Super Rapido MF in grado di sparare fino a 120 colpi al minuto. I cannoni sono andati ad armare le nuove corvette della classe “Sa’ar 6” realizzate dalla società tedesca ThyssenKrupp Marine Systems e impiegate in questi mesi per attaccare via mare la Striscia di Gaza. La Marina israeliana è stata tra i primi al mondo ad utilizzare i cannoni OTO Melara da 76 mm con un’altissima capacità di fuoco grazie alle differenti tipologie di munizioni utilizzate (perforanti, incendiarie, a frammentazione, ecc.), contro sistemi missilistici a corto raggio, aerei, navi ed obiettivi terrestri. Sei di questi sistemi sono ancora in condizioni operative e in uso dal 1973 a bordo delle unità missilistiche delle classi “Sa’ar 4 e 5” varate dal gruppo Israel Shipyards Ltd. e utilizzate per bombardare il sud del Libano nel biennio 1984-85. Nel maggio 2020 Leonardo ha concluso un accordo con l’holding aerospaziale israeliana Rafael Advanced Defense Systems Ltd. (società del gruppo IAI - Israel Aerospace Industries), per acquisire le tecnologie per il funzionamento dei sistemi d’arma e la ricerca dei bersagli dei nuovi aerei leggeri M-346FA, la variante da combattimento multi-ruolo dell’addestratore già in servizio con le forze armate di Italia, Polonia, Singapore e Israele. Nello specifico gli israeliani si sono impegnati a fornire i pod di quinta generazione Litening-5 e RecceLite per consentire ai velivoli di Leonardo “di eseguire la ricerca del bersaglio utilizzando l’intelligenza artificiale per il suo rilevamento e tracciamento automatico”, secondo quanto dichiarato dai dirigenti di Rafael Advanced Defense Systems. A fine 2021 le autorità militari di Tel Aviv hanno invece perfezionato l’ordine di acquisto di 12 elicotteri di addestramento avanzato AW119KX “Koala” prodotti nello stabilimento USA di Filadelfia del gruppo Leonardo. Il contratto ha incluso la fornitura di due simulatori per la Scuola di Volo dell’Aeronautica israeliana ospitata nella base di Hatzerim, più il supporto logistico e manutentivo dei velivoli da parte italiana per venti anni. Leonardo DRS (la controllata di Leonardo con sede ad Arlington, Virginia) e ancora Rafael Defense Systems hanno sottoscritto un accordo per fornire all’Esercito e al Corpo dei Marines USA le tecnologie avanzate da installare nei carri armati “Abrams” M1A1/A2 MBT (contratto del valore di 80 milioni di dollari). Nello specifico Rafael si è fatta carico della produzione del sistema Trophy APS per la “protezione” dei veicoli terrestri da eventuali attacchi simultanei di razzi e missili, mentre Leonardo DRS ha fornito i caricatori automatici per il Trophy APS. Come riferito dalle due società produttrici, il sistema Trophy utilizza un radar a scansione elettronica attiva EL/M-2133 prodotto da Elta Systems Ltd, altro importante gruppo del comparto militare- industriale israeliano; il radar è in grado di individuare le minacce in condizioni operative anche estreme, fornendo al veicolo da guerra una “protezione continua a 360 gradi” con i lanciatori che sparano proiettili (Multiple Explosive Formed Penetrators)”. Oltre che nei carri armati “Abrams”, il Trophy APS è stato installato in tutte le maggiori piattaforme per il combattimento terrestre delle forze armate israeliane, come ad esempio i “Merkava” Mark 3 & 4 e “Namer” APC. Operativi a partire del 2010 sui carri armati della 401st Armored Brigade e della 7th Armored Brigade, i Trophy APS hanno avuto un ruolo chiave in tutte le operazioni belliche scatenate contro Hamas a Gaza e in particolare nella sanguinosa operazione “Protective Edge” (Margine di Protezione) dell’estate 2016, in cui persero la vita oltre 2.300 cittadini palestinesi, tra cui 570 bambini. Nell’autunno 2023 i “Merkava 4” sono stati impiegati per l’attacco da terra e l’occupazione della Striscia di Gaza. A fine 2019 sempre Leonardo DRS ha ottenuto da Elbit Systems Ltd. un contratto del valore di 20,6 milioni di dollari per la realizzazione di tablet rugged avanzati come il computer per il controllo di fuoco FCCII per i mortai da 120mm di U.S. Army. “L’FCCII ospita il software che consente alle unità combattenti di interagire con tutti i sistemi volti alla riduzione del tempo in cui i militari si preparano ai round di fuoco”, hanno spiegato i manager dell’holding italiana. I nuovi tablet sono stati prodotti negli stabilimenti Land Electronics di Leonardo DRS a Melbourne, Florida. Nell’ultimo biennio le relazioni di Leonardo DRS con il comparto militare- industriale israeliano si sono infittite al punto che nel giugno 2022 è stato firmato un accordo di fusione con RADA Electronic Industries Ltd., società con sede a Netanaya, nei pressi di Tel Aviv. Nello specifico, la controllata statunitense di Leonardo ha acquisito il 100% del capitale sociale di RADA in cambio dell’assegnazione del 19,5% delle proprie azioni ai titolari della società israeliana. RADA Electronic Industries è specializzata nella produzione di radar tattici militari, software avanzati, sistemi di sorveglianza delle frontiere e di difesa anti-aerea e anti-drone; in Israele occupa più di 250 dipendenti e possiede anche un centro di ricerca nell’ High-Tech Park di Beer’Sheva e uno stabilimento nella città settentrionale di Beit She’an. Il gruppo vanta consiglieri d’amministrazione e manager con lunga esperienza nelle forze armate israeliane e nelle maggiori aziende belliche internazionali: tra essi il generale (in pensione) Guy Tzur, già comandante delle forze terrestri dal 2013 al 2016 e prima ancora comandante del Centro nazionale di addestramento dell’Esercito; l’ex generale Alon Dumanis, già a capo del Comando Materiali; Joseph Weiss, ex comandante della Marina, già presidente del consiglio di amministrazione di IAI - Israel Aerospace Industries Ltd. e pure membro del Consiglio d’amministrazione dell’Istituto di Tecnologia “Technion” di Haifa nonché direttore di UVision Air Ltd., azienda produttrice di droni da guerra e munizioni auto esplodenti. Molti degli affari di RADA Electronic Industries sono legati ai “successi” di alcuni dei sistemi impiegati dalle forze armate israeliane nei più recenti interventi militari contro la Striscia di Gaza. L’azienda ha contribuito a realizzare alcune componenti del sistema d’arma mobile per la “difesa antimissile” Iron Dome, sviluppato dal gruppo Rafael e utilizzato per la prima volta nel marzo 2011 contro le postazioni di Hamas. Anche il più moderno sistema anti-aereo Drone Dome di Rafael, operativo dal 2016, ospita apparecchiature e sensori RADA: il radar RPS-42, il sistema d’immagini CONTROP Precision Technologies e i sistemi rilevatori di segnali radio. Nel maggio 2021 l’azienda fusasi in Leonardo DRS ha ricevuto un riconoscimento ufficiale da parte delle forze armate di Israele per i radar anti-mortaio, anti-artiglieria e anti-missile forniti nel corso dell’operazione “Protective Edge”. Secondo il piano degli investitori la nuova società Leonardo-RADA si concentrerà in quattro settori strategici: il rilevamento avanzato, le reti informatiche, la force protection, l’energia elettrica e i sistemi di propulsione, puntando in particolare allo sviluppo e produzione di sistemi di “difesa aerea” a corto raggio per contrastare gli attacchi con droni, missili, artiglierie e mortai, nonché di apparecchiature per la protezione di veicoli da combattimento. Grazie alla fusione si punta in particolare ad ulteriori commesse da parte del Pentagono e alla crescente domanda internazionale di droni-kamikaze, i velivoli a pilotaggio remoto carichi di esplosivo che, avvistato l’obiettivo da colpire, si lanciano in picchiata e si fanno esplodere al momento dell’impatto. Il 6 ottobre 2022 Leonardo DRS ha reso noto che la propria unità commerciale di sistemi terrestri con sede a St. Louis, Missouri, ha stipulato un accordo con un’altra società israeliana, SpearUAV Ltd. per sviluppare una versione delle munizioni aeree Viper su scala nanometrica. “SpearUAV ha sviluppato Viper in risposta alle lezioni apprese durante i recenti grandi conflitti”, spiegano i manager del gruppo israeliano. “Queste nuove munizioni forniscono una potenza di fuoco reattiva per distruggere minacce immediate come cecchini nemici e gruppi operativi, riducendo al minimo i danni collaterali in terreni urbani complessi”. Il Viper – sempre secondo SpearUAV Ltd. – “richiede un addestramento minimo all’uso, si adatta a tutte le tipologie di munizionamento esistenti e può essere equipaggiato con il sistema di controllo terrestre Ninox compatibile con Android, Microsoft Windows e Linux”. L’israeliana SpearUAV opera dal 2017 nella progettazione e sviluppo di esplosivi e sistemi aerei a pilotaggio remoto per fini militari o di controllo sicuritario. La società annovera tra i principali clienti il ministero della Difesa israeliano e i corpi militari di alcuni paesi partner. Gli azionisti e i manager provengono tutti dalle forze armate o dai servizi segreti: tra essi c’è Gadi Kuperman, un ex colonnello dell’aeronautica militare che ha coordinato diversi programmi di riarmo aereo, mentre nel board di SpearUAV compaiono pure i nomi di Yossi Cohen (presidente), già direttore della famigerata agenzia di intelligence Mossad; Moshe Maor, ex direttore del gruppo aerospaziale e missilistico Rafael Advanced Defense Systems; Yaakov Barak, già generale e comandante delle forze terrestri; Shai Bar, ex colonnello a capo della divisione sistemi d’arma - engineering e conflitti a bassa intensità, poi ufficiale di collegamento della missione israeliana presso l’esercito USA. Mentre i bombardamenti delle forze armate di Tel Aviv radevano al suolo la Striscia di Gaza, a fine ottobre 2023 il comando generale di U.S. Army ha affidato a Leonardo DRS e ad Elbit Systems of America (azienda di proprietà di Elbit Systems Ltd. con sede negli States) lo sviluppo dei prototipi di una nuova generazione di sistemi a guida laser che saranno utilizzati dalle truppe nei campi di battaglia per “esplorare le località, individuare i bersagli e coordinare gli attacchi”. Il progetto di ricerca e sviluppo dei nuovi strumenti di guerra ha assunto il nome di Joint Effects Targeting System II o JETS II. “Il JETS II è un sistema di osservazione, localizzazione e ingaggio del target con munizioni di precisione, che può essere trasportato a mano da ogni singolo soldato e utilizzato di giorno e di notte e in ogni condizione atmosferica”, spiega il Dipartimento di U.S. Army. Affari per DRS-RADA Technologies anche con il Ministero della difesa israeliano: nel giugno 2023 la società ha ottenuto una commessa per la fornitura di radar mobili avanzati per supportare le capacità di sorveglianza aerea e pronto allarme. I radar saranno costruiti nello stabilimento DRS RADA di Beit Shean. Fondazioni e università per riprodurre in Italia il modello Israele Nel febbraio 2023 l’ufficio stampa di Leonardo SpA ha reso noto di aver concluso due importanti accordi in Israele: il primo è stato stipulato con l’Israel Innovation Authority (IIA), un’agenzia pubblica che supporta tecnicamente e finanzia progetti innovativi promossi da start-up, aziende, multinazionali e università israeliane e internazionali; il secondo è stato siglato con Ramot - Technology Transfer Company per la “valorizzazione di attività di ricerca e della proprietà intellettuale dell’Università di Tel Aviv”, ateneo con oltre 16.000 ricercatori. “Le partnership, promosse da Leonardo e sostenute e coordinate dall’Ambasciata d’Italia in Israele, con il contributo dell’Ambasciata d’Israele in Italia e la Missione Economica d’Israele a Milano, mirano al potenziamento della cooperazione in materia di scouting e sviluppo di startup, facendo leva sull’esperienza e sul track record registrato dalla Start-up Nation, forte di oltre 7.000 start-up, circa 430 fondi di Venture Capital operanti nell’ecosistema dell’innovazione, 100 acceleratori e 37 incubatori attivi”, spiega la holding militare italiana. “Il dinamico e competitivo ecosistema israeliano delle start-up sviluppa soluzioni high-tech in molteplici settori, compresi quelli d’interesse strategico per il business di Leonardo, quali difesa, cybersicurezza, aeronautica, intelligence e spazio”. Le attività delle start-up made in Israele opereranno nell’ambito dell’acceleratore Business Innovation Factory (BIF), il programma di durata triennale avviato il 24 gennaio 2023 da Leonardo in collaborazione con LVenture Group SpA, azienda di partecipazioni con sede a Roma e controllata per il 13,6% dall’Università LUISS “Guido Carli”. Il Business Innovation Factory è indirizzato a sostenere una decina di start-up l’anno “in grado di ampliare l’offerta di servizi digitali e soluzioni innovative nei settori cyber security” di Leonardo. Con l’Institute for National Security Studies (INSS), centro studi sulla difesa e sicurezza affiliato all’Università di Tel Aviv, la Fondazione Leonardo Med-Or istituita dall’omonoma holding militare-industriale ha sottoscritto il 7 marzo 2023 un memorandum per avviare progetti di ricerca congiunti sulle questioni di geopolitica e sicurezza nel Mediterraneo allargato. L’accordo di collaborazione punta nello specifico all’organizzazione di eventi e seminari, in Italia e in Israele, su tematiche inerenti la politica estera, di difesa e sicurezza; lo sviluppo di programmi di scambi tra ricercatori dell’INSS e della Fondazione Med-Or; il finanziamento di borse di studio (erogate dall’istituzione di Leonardo) a studenti israeliani per corsi di master presso università italiane. Dalla sua fondazione nel 1977 come Centro per gli Studi strategici dell’Università di Tel Aviv, l’Institute for National Security Studies ha svolto per conto delle autorità di governo israeliane importati studi sulle questioni relative alle problematiche militari e strategiche, terrorismo, conflitti a bassa identità, spese militari nell’area mediorientale, cyber war, ecc.. L’INSS organizza meeting e conferenze a cui partecipano leader politici e i vertici delle forze armate (in particolare la conferenza annuale su Cybersecurity e Intelligence). Tra i direttori succedutisi alla guida, l’INSS annovera gli ex generali Aharon Yariv (già capo intelligence delle IDF - Israel Defence Forces) e Shlomo Gazit (ex capo della Direzione d’intelligence delle forze armate, “coordinatore” delle operazioni del governo israeliano nei Territori occupati dal 1967 al 1974 e finanche Presidente della Ben-Gurion University per otto anni dopo il suo ritiro dalla vita militare). L’istituto israeliano ha elaborato la cosiddetta “dottrina militare Dayhiya” che comporta “l’applicazione di forza sproporzionata e il causare gravi danni e distruzione alle proprietà e alle infrastrutture civili”. La dottrina è stata formalizzata alla vigilia del sanguinoso attacco contro Gaza del biennio 2008-09 con la pubblicazione di un paper da parte del colonnello (riservista) Gabriel “Gabi” Siboni, dal titolo Disproportionate Force: Israel’s Concept of Response in Light of the Second Lebanon War (ottobre 2008). La Fondazione Leonardo Med-Or è stata istituita nel 2021 con l’obiettivo di promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica, al fine di rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso (Med) e del Medio ed Estremo Oriente (Or). “Leonardo Med-Or è nata per unire competenze e capacità dell’industria con il mondo accademico per lo sviluppo del partenariato geo-economico e socio-culturale”, spiegano i promotori. I settori di ricerca ed intervento comprendono innanzitutto la safety, la security, l’aerospazio e la difesa. Il suo presidente è Marco Minniti, ex ministro dell’Interno (Pd); membri del cda i più noti manager delle aziende del gruppo Leonardo. Del comitato scientifico della Fondazione fanno parte docenti universitari e tredici Rettori/Rettrici di altrettante università statali italiane. Med- Or può contare inoltre su un International Board di altissimo livello, con politici, dirigenti industriali e docenti universitari provenienti da mezzo mondo. Tra essi compare David Meidan, potente uomo d’affari ed ex funzionario del governo israeliano, “operativo nell’esportazione di alta tecnologia all’avanguardia prodotta in Israele”, così come è presentato dalla Fondazione Med-Or. Prima di dedicarsi all’export militare, David Meian ha lavorato dal 1977 al 2011 con il Mossad e con la super segreta Unit 8200, l’unità dell’esercito che opera in stretto contatto con gli enti spionistici statunitensi come la NSA - National Security Agency. Non è certo casuale che la Fondazione presieduta da Marco Minniti abbia sottoscritto un accordo strategico con l’Institute for National Security Studies di Tel Aviv. Da qualche anno a questa parte è in atto nel nostro paese il tentativo di riprodurre il modello di Stato su cui si fonda Israele: quello di centro- laboratorio delle più avanzate e disumanizzate dottrine d’intervento militare e delle politiche di controllo sicuritario. Un Sistema-Stato in cui vengono cancellati diritti e garanzie sociali in nome del pensiero unico neoliberista e dove a governare sono le ristrette élite a capo delle holding produttrici di apparati bellici. Il sistema Israele si regge su tre pilastri fondamentali interconnessi: il primo è rappresentato dalle forze armate e dai molteplici apparti dei servizi segreti; il secondo dal complesso militare industriale e finanziario; il terzo da tutte le istituzioni accademiche e dai centri di ricerca pubblici e privati. Sin dalla fondazione dello Stato d’Israele, università, scuole, istituti e laboratori scientifici hanno contribuito alla costruzione delle basi culturali e ideologiche del sionismo e dell’apartheid del popolo palestinese. Il processo di militarizzazione del sistema educativo di ogni ordine e grado e la penetrazione ideologica e culturale bellico-militarista in atto nel nostro paese sono finalizzati a realizzare un Sistema Italia mutuato da quello israeliano, con il ruolo di dominus di Leonardo e delle fondazioni controllate. Aerei-spia, droni e missili israeliani per la Difesa italiana Alle industrie belliche israeliane guarda con particolare interesse il ministero della Difesa italiano per potenziare il proprio arsenale di morte. Nei mesi scorsi l’Aeronautica italiana ha acquistato due sofisticati velivoli spia CAEW basati sulla piattaforma del jet Gulfstream G550 sviluppato dalla statunitense Gulfstream Aerospace e appositamente modificato e potenziato da Elta Systems Ltd,. Valore della commessa 550 milioni di dollari, con tanto di fornitura dei servizi di supporto e logistica a terra. Nel 2022 è stata varata dal Parlamento la 2^ fase del programma di acquisizione di 124 lanciatori e 165 missili Spike Long Range (a lungo raggio) più relative parti di ricambio. I sistemi controcarro saranno prodotti dalla società Rafael Advanced Defense Systems Ltd. e saranno consegnati entro la fine del 2029 per equipaggiare una decina di reggimenti di fanteria. La 1^ fase di acquisizione del sistema missilistico era stata approvata nel 2019; complessivamente è prevista la spesa di 426 milioni di euro. Lo Spike LR è la versione portatile dell’omonimo sistema missilistico ampiamente utilizzato nelle operazioni belliche israeliane; con un raggio d’azione di 4.000 metri “consente l’ingaggio di mezzi corazzati, ovvero di sistemi attivi antimissile ma sono impiegabili in tutto lo spettro delle operazioni militari, in qualunque condizione metereologica, nonché in ambiente contaminato NBC (nucleare, batteriologico e chimico) o in presenza di disturbi elettromagnetici”, come spiegano i manager di Rafael. L’Esercito italiano impiega i missili Spike dal 2009, quando furono acquistati 53 sistemi di lancio e 165 missili MR a medio raggio. Nel 2014 furono consegnati ai reparti di terra pure 20 lanciatori e 870 missili Spike LR, a cui seguirono nel 2017 altri due lanciatori MR/LR. Successivamente anche la Marina Militare ha acquistato missili controcarro a lungo raggio Spike per armare il Gruppo Operativo Incursori e le nuove unità navali polifunzionali ad alta velocità. Lo Stato Maggiore dell’Esercito sarebbe intenzionato ad acquisire anche il missile aria-superficie controcarro Spike II LR di “quinta generazione” per armare il futuro elicottero d’attacco AH-249 commissionato a Leonardo SpA (la consegna di 45 esemplari è fissata entro il 2035). Da poco sperimentato, lo Spike II LR avrebbe una gittata fino a 16.000 metri e una capacità di perforazione maggiore del 30% rispetto alle versioni precedenti del missile. Forniture di munizioni di produzione israeliana sono previste pure per i carri armati “C1 Ariete” e per i blindati “Centauro II”, realizzati da OTO Melara e da Iveco Defence Vehicles (Bolzano) per le truppe corazzate dell’Esercito italiano. Nel gennaio 2023 l’azienda Elbit Systems è stata prescelta dal ministero della Difesa per la fornitura di 4.300 munizioni “M339” (valore 10,5 milioni di euro). Le “M339” sono munizioni “multisuo”, ad alta capacità esplosiva e “letalità” per perforare bunker, fortificazioni e mezzi corazzati (possono penetrare fino a 200 millimetri di doppio cemento armato). Anche questi colpi esplodenti sono già stati impiegati dalle forze armate israeliane negli attacchi terrestri con i carri armati “Merkava 3 e 4”. I ministri della difesa di Italia e Israele hanno pure siglato un Implementing Agreement per sviluppare gli studi ingegneristici sui nuovi blindati VBM 8x8 “Freccia” ed “Eitan”: i primi sono i veicoli da combattimento prodotti da Leonardo ed Iveco Defence Vehicles, già consegnati in 250 esemplari a due brigate meccanizzate; i secondi sono invece blindati per il trasporto truppe in dotazione alle forze israeliane, prodotti da Israel Aerospace Industries, Israel Military Industries (IMI) e Rafael Advanced Defence Systems. Gli “Eitan” sono armati con cannoni automatici da 30 mm con un raggio di 2.500 metri, cannoni da 12.7 mm e lanciatori di missili. La cooperazione italo-israeliana potrebbe ampliarsi presto all’acquisizione di altri sistemi di guerra terrestri e alla realizzazione di due prototipi di veicolo, uno ruotato ed uno cingolato, da acquistare congiuntamente. Lo Stato Maggiore dell’Esercito punta anche al potenziamento dei dispositivi di contrasto dei mini aeromobili a pilotaggio remoto mediante l’acquisizione del sistema Drone Dome, anch’esso progettato e prodotto da Rafael. Il gruppo industriale Iveco Defence Vehicle SpA, tramite la propria controllata Iveco Veículos de Defesa con stabilimenti a Sete Lagoas (Minas Gerais, Brasile) ha stipulato un accordo con Elbit Systems per armare i propri blindati medi per il trasporto di personale militare VBTP-MSR 6×6 “Guaraní”. Nel novembre 2020 Elbit ha sottoscritto un contratto con l’Esercito delle Filippine per la fornitura di 27 corazzati “Guaranì” equipaggiati con sistemi d’arma a controllo remoto “Sarc Remax” da 12,7 mm o lanciagranate da 40 mm. coprodotti con l’israeliana Rafael. I VBTP “Guaraní” di Iveco destinati a Manila sono stati dotati pure del sistema di comunicazione digitale E-Lynx e del sistema di gestione combattimento Torch-X, anch’essi prodotti in Israele da Elbit Systems. Il valore complessivo della commessa è stato stimato in 47 milioni di dollari circa. Tecnologie belliche israeliane sono state acquisite anche dalle forze speciali dell’Aeronautica Militare italiana (il 17° Storno Incursori di Furbara). A fine novembre 2022 il ministero della Difesa ha perfezionato l’ordine di acquisto di 800 fucili d’assalto “Negev 7 LMG” (Light Machine Guns)” prodotti dall’azienda IWI – Israel Weapon Industries di Ramat HaSharon. Ai reparti speciali delle forze armate saranno consegnati pure i più sofisticati droni kamikaze. Il 13 dicembre 2022 la Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea ha pubblicato gli estremi del contratto sottoscritto a metà luglio dalla Direzione degli armamenti aeronautici del ministero della Difesa per acquisire il “Sistema di Munizioni a guida remota denominato Loitering Ammunition Hero-30 e relativo supporto tecnico-logistico”. A firmare il contratto del valore di 3.878.000 euro è stata la società RWM Italia SpA con sede legale a Ghedi (Brescia), azienda produttrice di bombe e munizioni interamente controllata dal colosso industriale tedesco Rheinmetall. RWM Italia opererà per conto di UVision Air Ltd., società israeliana produttrice di droni e sistemi bellici automatizzati e semi- automatizzati con quartier generale e stabilimenti a Tzur Igal. Nello specifico saranno acquisite le munizioni auto-esplodenti “Hero-30” complete di testate esplosive e i relativi sistemi di controllo; l’azienda israeliana assicurerà i pacchetti addestrativi per gli operatori e la manutenzione delle munizioni. Anche gli “Hero-30” sono stati utilizzati dalle forze armate israeliane nei loro raid a Gaza e nel sud del Libano. Secondo quanto riportato dal sito specializzato statunitense Defense News, UVision avrebbe sottoscritto nel 2021 un accordo strategico con RWM Italia per la produzione su licenza e lo sviluppo dei droni kamikaze di diverse tipologie. “La partnership consente a RWM Italia di operare come prime contractor per il mercato europeo, fornendo e producendo alcune componenti delle munizioni, assemblando sistemi e gestendo il supporto logistico”, riporta Defense News. “La collaborazione con l’Italia assicura alla società israeliana l’accesso diretto al mercato europeo e i mezzi con cui promuovere le sue armi alle forze armate del continente”. Con la casa madre di RWM Italia, la Rheinmetall, UVision avrebbe raggiunto l’accordo di integrare le munizioni auto esplodenti del tipo “Hero” a bordo di alcuni dei più moderni veicoli mil itari di produzione tedesca come i blindati 8×8 Boxer CRV, i veicoli leggeri da combattimento della fanteria “Lynx” e i mezzi a pilotaggio remoto terrestri “Mission Master”. Nel maggio 2022 UVision ha contribuito con 17 milioni di dollari all’aumento del capitale sociale di un’altra azienda israeliana produttrice di droni kamikaze, SpearUAV Ltd., la stessa che negli Stati Uniti d’America ha sottoscritto un accordo di partnership con Leonardo DRS. Affari e deliri spaziali italo-israeliani L’Italia sta fornendo un contributo determinante alla realizzazione degli ambiziosi programmi israeliani finalizzati al controllo dello spazio e alle future star wars. Nel luglio 2021 ISI - ImageSat International ed e-GEOS hanno firmato un accordo strategico per “offrire i dati della costellazione satellitare di Osservazione della Terra più avanzata al mondo”. Si tratta di due società leader in campo aerospaziale e nella geoinformazione: e-GEOS è controllata per l’80% da Telespazio SpA (Leonardo-Thales) e il restante 20% dall’ASI - Agenzia Spaziale Italiana (ente pubblico nazionale); ISI - ImageSat International ha il proprio quartiere generale a Tel Aviv e opera nella gestione di sistemi satellitari per conto delle forze armate israeliane e di alcune aziende commerciali internazionali. ISI - ImageSat è stata fondata nel 1997 dalle maggiori aziende del complesso militare-industriale israeliano (IAI - Israel Aerospace Industries ed Elbit Systems) e da un gruppo di investitori statunitensi ed europei, con la supervisione del ministero della Difesa di Israele, inizialmente con lo scopo di commercializzare la linea dei satelliti spia Ofek, prodotti dalle industrie aerospaziali IAI e lanciati in orbita dalla base aerea di Palmachim a partire della fine degli anni ‘80. Oggi l’azienda è tra i maggiori gruppi mondiali attivi nella produzione e analisi di immagini della superficie terrestre ottenute dallo spazio e nella fornitura a governi, forze armate, di sicurezza e intelligence di soluzioni e servizi geospaziali basati sulla costellazione di satelliti ad altissima risoluzione EROS (Earth Remote Observation Satellites). “La costellazione virtuale offerta con questo accordo è composta da otto satelliti complessivi, tra cui cinque satelliti dual-use con tecnologia radar COSMO-SkyMed e COSMO-SkyMed di seconda generazione - di proprietà dell’Agenzia Spaziale Italiana e del Ministero della Difesa italiano, e di cui e- GEOS è distributore esclusivo - e tre satelliti EROS Next Generation ottici di produzione israeliana”, riporta la nota emessa da Telespazio. Sempre secondo i manager della società controllata da Leonardo la costellazione satellitare italo-israeliana è destinata ad espandersi nei prossimi anni con il lancio di nuovi elementi, tra cui ulteriori satelliti COSMO-SkyMed, più quattro nuovi satelliti ISI, due del modello EROS C ad altissima risoluzione e due EROSAR. Il 31 dicembre 2022 Israel Aerospace Industries ha annunciato il lancio in orbita del primo satellite per l’osservazione terrestre EROS C3 appartenente alla nuova generazione EROS NG. Costato circa 185 milioni di dollari il satellite orbita a centinaia di chilometri dalla superficie terrestre; le sue telecamere prodotte da Elbit Systems sono accreditate di una risoluzione di circa 60 cm per le immagini multispettrali. “Trattasi del satellite di osservazione più avanzato sviluppato e messo a punto da IAI, la sua terza generazione di satelliti di osservazione elettro-ottica, in grado di fornire immagini a colori ad alta risoluzione”, riporta il sito specializzato Ares Difesa. “Questa costellazione è stata sviluppata da ISI - ImageSat International, in collaborazione con e- GEOS società che è di proprietà dell’ASI e Telespazio. Il nuovo satellite EROS C3 è strettamente legato al OPTSAT 3000 in servizio con la Difesa Italiana da cui è derivato. Infatti, è progettato per consentire alle organizzazioni di difesa e intelligence di condurre operazioni con completa riservatezza e protezione dei dati. Le immagini raccolte dalla nuova costellazione di satelliti EROS NG e EROSAR saranno primariamente fornite al Ministero della Difesa israeliano”. Satelliti dual-use, dunque a doppio uso: per le forze armate italiane e per quelle di Israele. Nel luglio 2021 ISI - ImageSat International ha siglato un contratto d’acquisto di un payload ottico ad altissima risoluzione con un’altra azienda italiana, Officina Stellare SpA (ha sede a Sarcedo, Vicenza), leader nella progettazione e produzione di strumentazione opto-meccanica nei settori dell’Aerospazio e della Difesa. Il valore complessivo della commessa è di circa un milione di euro. Sempre in Italia, ISI conta pure sulla partnership con MapSAT Srl, azienda di Milano che cura lo sviluppo di sistemi di controllo e monitoraggio terrestre e marino, sistemi di sicurezza urbana, infrastrutture elettriche e prevenzione dei disastri. Tra i principali clienti di MapSAT si annoverano l’Agenzia Spaziale Europea, le Nazioni Unite, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne Frontex, l’Agenzia europea per la sicurezza marittima EMSA e gli enti governativi e militari di alcuni paesi nordafricani e dell’est Europa. L’azienda gestisce una stazione terrestre a Benevento con due antenne X-band prodotte dalla statunitense Sea Space Corporation, abilitate alla raccolta e trasmissione dei dati della NASA e dei satelliti israeliani EROS A ed EROS B. Dal 2009 il centro beneventano di MapSAT è certificato dai tecnici di ISI quale Stazione EPOD (Exclusive Pass on Demand), dal nome del programma che consente alle installazioni di ricevere direttamente le immagini acquisite e operare autonomamente all’interno della costellazione satellitare EROS B. Relativamente alla cooperazione italo-israeliana in ambito aerospaziale va infine segnalato che tra i progetti ammessi a ricevere un sostegno economico da parte del Ministero degli Affari esteri nel corso del 2022 compare quello denominato “Drone-Tech”, incentrato “sull’impiego commerciale dei droni e dell’intelligenza artificiale per individuare e ridurre la dispersione illegale di rifiuti nell’ambiente”. “Drone-Tech è tra i programmi del Ministero degli esteri destinatari di aiuto finanziario a seguito di quanto deliberato dalla Commissione mista italo-israeliana in merito al bando per la raccolta di progetti congiunti di ricerca sulla base dell’Accordo di Cooperazione nel campo dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico tra Italia e Israele”, spiegano le autorità governative. Partner del progetto sull’impiego dei droni sono il Distretto Tecnologico Aerospaziale pugliese (tra i soci le Università del Salento-Lecce e “Aldo Moro” di Bari, il Politecnico di Bari, l’ENEA, il CNR, Leonardo SpA, Avio Aereo, IDS – Ingegneria dei Sistemi, ecc.) e High Lander Aviation Ltd, società con sede nella cittadina israeliana di Ra’anana, nei pressi di Tel Aviv, specializzata nella progettazione di software e programmi di controllo voli dei velivoli senza pilota per uso civile, sanitario e di ordine pubblico e vigilanza. L’azienda - fondata e diretta da ex militari preposti al controllo dello spazio aereo - si avvarrà della collaborazione del gruppo Sightec di Tel Aviv, attivo nel campo della ricerca delle tecnologie aerospaziali automatizzate. Recentemente Sightec ha fornito al colosso industriale IAI - Israel Aerospace Industries le tecnologie di scansione impiegate a bordo di “MultiFlyer”, il nuovo piccolo drone-elicottero immesso nel mercato per svolgere un largo numero di operazioni dual, civili e militari-securitarie (monitoraggio di aree disastrate, guida delle unità di ricerca in missioni di salvataggio, controllo aereo durante eventi di massa, protezione di infrastrutture “sensibili” e dell’ordine pubblico, sorveglianza di grandi aree agricole e marittime, ecc.). I test di volo dei droni italo-israeliani caccia-rifiuti si svolgeranno nell’aeroporto di Grottaglie (Taranto), presso l’Airport Test Bed sorto grazie a un accordo di collaborazione tra il Distretto Tecnologico Aerospaziale, ENAC e il Comune di Bari e che punta a trasformare lo scalo pugliese nel “ principale centro mediterraneo” della sperimentazione dei servizi e della tecnologica dei velivoli a pilotaggio remoto e dei satelliti in ambiente urbano e della verifica di nuove procedure per l’interoperabilità tra diverse tipologie di traffico aereo. Oltre a “Drone-Tech” nel 2022 sono stati finanziati altri progetti di ricerca scientifica e tecnologica promossi congiuntamente da università e aziende italiane e israeliane: “ASTI - Auto System THA Insertion” (partner il Politecnico di Torino, Intrauma SpA di Rivoli-Torino e Value Forces Ltd. di Haifa); “We – CAT” (Università di Milano Bicocca e Bar Ilan University); “GreenH2” (Politecnico di Milano e The Hebrew University of Jerusalem); “Hydrogen Sensors” (Università degli Studi dell’Aquila e Tel Aviv University); “IVANHOE” (Università dell’Aquila e Ben Gurion University of the Negev); “Bio-SoRo” (Università La Sapienza di Roma e Ben Gurion University); “F2SMP” (Università di Pavia e Technion Israel Institute of Technology); “C-IGrip” (Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia ITT di Genova e The Hebrew University of Jerusalem); “BIONiCS” (Università di Genova e Tel Aviv University).


Pubblicato in: (A cura di Raffaele Spiga e Federico Zanettin) BDS Italia. La Catena dell’Impunità. Inchiesta sulla storia degli armamenti israeliani e sulle complicità dell’Occidente e dell’Italia nella guerra condotta ai danni della popolazione civile della Palestina. Red Star Press, Roma, 2024.

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