Evoluzione delle collaborazioni militari tra Italia-UE e Israele
di Antonio Mazzeo
C’è un po' di Italia tra i sanguinari protagonisti della campagna di sterminio
della popolazione palestinese della Striscia di Gaza avviata dal regime di
Benjamin Netanyahu & C.. E’ l’Italia del complesso militare-industriale,
finanziario, energetico ed accademico, l’Italia che militarizza e stupra i
territori convertendoli in piattaforme di attacco e di morte, l’Italia pronta a
sostenere e condividere le operazioni di apartheid e pulizia etnica del capitale
transnazionale in mezzo mondo. Così come accaduto con il conflitto fratricida
nel cuore del vecchio continente, quello russo-ucraino, c’è un’Italia che ha
scelto di cobelligerare nel Mediterraneo orientale a fianco delle truppe
d’assalto, dei bombardieri e dei droni israeliani. Lo ha fatto dai primi giorni
della controffensiva scatenata da Tel Aviv contro Gaza, la Siria e il Libano
meridionale come “vendetta” per l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023,
trasformando la stazione aeronavale di Sigonella, in Sicilia, in una grande
portaerei per i decolli e gli atterraggi degli aerei da trasporto di armi e
munizioni e da ricognizione e spionaggio. In questi tragici mesi la base di
Sigonella è stata impiegata per i voli-spia del Pentagono a supporto alle forze
armate di Israele che hanno seminato morte e distruzione in Palestina. Gli
analisti hanno tracciato le operazioni d’intelligence dei nuovi pattugliatori
multi-missioni P-8A “Poseidon” di U.S. Navy e del 120° Squadrone della Royal Air
Force (RAF), equipaggiati con i più sofisticati sensori e sistemi missilistici
anti-nave e anti-sottomarini: dalla Sicilia essi raggiungono le coste
israeliane, libanesi e siriane per identificare, “riconoscere” e sorvegliare i
potenziali “obiettivi”. Un indispensabile lavoro di mappatura di quelli che poi
diventano i “target” degli strike israeliani contro le milizie di Hamas ed
Hezbollah e contro l’inerme popolazione palestinese. Dal 15 novembre ai
pattugliatori USA e britannici sono stati affiancati anche i droni Northrop
Grumman RQ-4D “Global Hawk” di U.S. Air Force, anch’essi di casa a Sigonella da
oltre un decennio, e in più di un’occasione ha fatto la sua comparsa nello
spazio aereo del Mediterraneo orientale pure il drone killer MQ- 9A “Reaper”,
anche se però non è stato possibile accertare la base di decollo e atterraggio.
“Gli Stati Uniti stanno effettuando voli di aerei senza pilota disarmati
(unmanned aerial vehicle) su Gaza, oltre a fornire consulenza e assistenza per
sostenere il nostro partner israeliano mentre lavora per il recupero degli
ostaggi”, ha dovuto ammettere l’addetto stampa del Pentagono, il generale Pat
Ryder dopo le rivelazioni sulle attività di intelligence dei “Reaper” pubblicate
dal New York Times. La Naval Air Station di Sigonella ha anche fornito un
contributo alle operazioni di movimentazione dei sistemi bellici che Washington
ha inviato alle forze armate israeliane impegnate nei bombardamenti.
L’infrastruttura militare siciliana è stata utilizzata infatti per il “ponte
aereo” USA tra il grande scalo tedesco di Ramstein e la base aerea di Nevatim,
nei pressi della città di Be’er Sheva (deserto del Negev), quartier generale
degli squadroni dell’Aeronautica militare di Israele equipaggiati con i nuovi
cacciabombardieri F-35 a capacità nucleare. Per tre giorni consecutivi, il 13,
14 e 15 ottobre, un grande velivolo C-17A “Globemaster III” di U.S. Air Force
(identificato con il codice di volo RCH794) trasferito nel teatro europeo
dall’Arizona e operativo sulla rotta Ramstein-Nevatim, ha effettuato soste
tecniche a Sigonella. Prodotto dal colosso industriale Boeing, il C-17A
“Globemaster III” è impiegato dall’Air Mobility Command (il Comando Mobilità
Aerea delle forze aeree degli Stati Uniti d’America) per rifornire le forze
armate israeliane di armi, munizioni ed equipaggiamenti militari. Il gigante dei
cieli può imbarcare carichi di 76 tonnellate, ma cosa sia transitato e/o cosa
sia stato caricato in Sicilia è ancora top secret: il governo e le forze armate
italiane hanno preferito ignorare i legittimi interrogativi espressi dalle
testate giornalistiche che hanno documentato i transiti dei velivoli cargo USA.
A fine novembre 2023, nei giorni della mini-tregua umanitaria tra Tel Aviv e
Hamas, il portavoce del ministero della Difesa israeliano ha però fatto sapere
che nel corso dei primi 50 giorni di guerra i reparti di artiglieria pesante
avevano già impiegato oltre 100.000 proiettili. “Più di 90.000 munizioni sono
state dirette contro la Striscia di Gaza per colpire obiettivi e supportare le
manovre delle forze terresti”, hanno aggiunto i vertici militari israeliani. Gli
altri 10.000 proiettili erano stati impiegati invece in Libano meridionale e in
Siria contro le milizie Hezbollah e altri presunti “gruppi armati filo-Hamas”.
Buona parte di questi proiettili di artiglieria sono stati consegnati ad Israele
dai reparti delle forze armate USA schierate in territorio europeo. Secondo la
multinazionale dell’informazione Bloomberg.com, nel primo mese di guerra Israele
ha ricevuto nell’ambito dei programmi di assistenza statunitense 57.000
proiettili da 155mm ad “alto potere di frammentazione” e 400 mortai da 120mm.
“Originariamente immagazzinati in Israele dall’U.S. Army European Command,
questi proiettili erano stati trasferiti nei depositi in Europa a favore delle
forze armate ucraine e adesso sono tornati indietro in Israele per soddisfare le
richieste del conflitto a Gaza”, ha rivelato il sito specializzato
Israeldefense.co.il. Più di un filo rosso lega la stazione aeronavale di
Sigonella alle più moderne installazioni belliche di Israele impegnate nei raid
contro i palestinesi. Nell’ottobre 2022 il Dipartimento della difesa USA ha
firmato un contratto del valore di 26,9 milioni di dollari per rinnovare il
Joint Intelligence Center ospitato nella base siciliana. I lavori di
riconfigurazione e ammodernamento degli spazi riservati al Commander Task Force
67 (CTF-67) di U.S. Navy sono stati affidati all’azienda Conti Federal Services
con quartier generale a Orlando, Florida e saranno completati entro l’agosto
2024. Dal punto di vista logistico-operativo al Comando della Task Force 67 sono
assegnati tutti i reparti della Marina USA ospitati a Sigonella, compresi il
TG-67.1 con il VP-Patrol Squadron dotato dei pattugliatori P-8A “Poseidon” e il
TG-67.3 con i droni MQ-4 “Global Hawk”, cioè proprio quelli che stanno operando
a supporto delle forze armate israeliane. Coincidenza vuole che proprio la Conti
Federal Services ha realizzato numerosi progetti nelle principali basi militari
israeliane, prime fra tutte quelle destinate ad ospitare i nuovi
cacciabombardieri di quinta generazione F-35. Recentemente l’azienda
statunitense ha contribuito al potenziamento di due scali dell’Aeronautica
militare di Israele, su finanziamento del Pentagono. I lavori, per il valore
complessivo di 8,4 milioni di dollari, hanno riguardato la realizzazione di
un’officina per motori aerei e l’ammodernamento degli hangar elicotteri e delle
piste di atterraggio. Nel sud di Israele, Conti Federal Services ha progettato e
costruito più di 20 infrastrutture nella locale base d’artiglieria (valore del
contratto, 36,3 milioni di dollari), nonché gli shelter protetti e alcuni
depositi munizioni in una base top secret (importo dei lavori 65,2 milioni di
dollari). Dalla Sicilia al Giordano l’affaire è uno solo per le aziende leader
del settore costruzioni delle installazioni di morte. Profitti plurimilionari
con il denaro di Washington e il sangue dei palestinesi. Alla guerra, alla
guerra, per conto di ENI e Leonardo SpA… A conferma del diretto coinvolgimento
italiano nel conflitto a Gaza, dopo l’avvio dei massicci bombardamenti
israeliani il ministro della difesa Guido Crosetto ha ordinato il trasferimento
nelle acque del Mediterraneo orientale di alcune unità della Marina Militare,
quasi a voler rimarcare la loro rilevanza geostrategica ed economica per il
colosso nazionale dell’energia, il gruppo ENI a capitale pubblico, interessato
alle esplorazioni dei giacimenti di gas a largo della Striscia. A inizio
dicembre 2023 è stato accertato lo stazionamento nelle acque della regione di
una ventina di navi da guerra dei paesi NATO, otto delle quali italiane: il
pattugliatore d’altura “Paolo Thaon di Ravel”; le fregate missilistiche “Carlo
Margottini”, “Carabiniere” e “Virginio Fasan”; la nave anfibia e da sbarco “San
Giusto” con a bordo 550 marò del Reggimento “San Marco”; l’unità ospedale e da
rifornimento “ITS Vulcano”; il sommergibile “Pietro Venuti” (classe U-212); la
fregata lanciamissili “Carlo Bergamini” (quest’ultima inquadrata nella flotta
SNGM2 di pronto intervento della NATO). Queste unità hanno affiancato
operativamente i gruppi navali guidati dalle portaerei a propulsione nucleare
“USS Gerald Ford” ed “USS Dwight Eisenhower” che il Pentagono ha trasferito nel
Mediterraneo orientale e nel Mar Rosso a supporto delle operazioni aeronavali
israeliane. Il pieno sostegno alla follia criminale dell’establishment
politico-militare di Tel Aviv da parte del governo Meloni è una riprova della
consolidata partnership strategico-militare e diplomatica tra Roma e Israele.
Benjamin Netanyahu è venuto in visita ufficiale in Italia il 9 e 10 marzo 2023
quasi a voler “celebrare” il ventesimo anniversario dalla firma del memorandum
d’intesa Italia-Israele in materia di cooperazione nel settore militare, accordo
che ho posto particolare attenzione all’interscambio di materiale di armamento,
all’organizzazione delle forze armate, alla formazione e all’addestramento del
personale e alla ricerca e sviluppo in campo industriale. A sottoscriverlo, per
il nostro paese, l’allora ministro della difesa Antonio Martino (governo
Berlusconi II); la ratifica del Parlamento, con voto quasi unanime, è avvenuta
invece nel maggio 2005. La collaborazione tra le forze armate israeliane ed
italiane si è sviluppata particolarmente nel settore delle esercitazioni aeree.
“L’Aeronautica d’Israele è stata schierata diverse volte in Sardegna e ha svolto
esercitazioni di notevoli dimensioni con l’Aeronautica italiana”, riporta una
nota del Ministero della Difesa israeliano del 2 novembre 2018. Le due forze
aeree tengono regolarmente scambi di equipaggi e l’Aeronautica italiana è
impegnata ad addestrare i piloti israeliani presso l’International Training
Centre (ITC) di Pisa per il conseguimento dell’abilitazione sul velivolo C-130J
“Super Hercules”. Al contempo, personale italiano si reca ciclicamente presso la
base aerea di Palmachim (nei pressi della città di Rishon LeZion, sulla costa
mediterranea) per svolgere corsi alla conduzione dei velivoli a controllo
remoto. In più occasioni gli addetti militari israeliani sono stati ospiti del
Centro Sperimentale Volo e del Reparto Medicina Aeronautica e Spaziale di
Pratica di Mare (Roma), due enti preposti alle prove in volo dei velivoli e dei
sistemi d’arma e all’addestramento e alla sperimentazione nel settore della
medicina aeronautica e spaziale. Le forze aeree di Italia e Israele svolgono
annualmente pure gli Airmen to Airmen Talks, colloqui-incontri in cui vengono
pianificati le attività addestrative ed eventuali programmi di acquisizione
comune di velivoli di guerra. L’ultimo faccia a faccia si è svolto in Israele
nel novembre 2022: il Comandante logistico dell’Aeronautica Militare, generale
Roberto Comelli, ha incontrato il suo omologo israeliano Shlomi Konforty per
“consolidare future cooperazioni militari nel settore della logistica e della
manutenzione delle infrastrutture e dei sistemi d’arma in dotazione nei
rispettivi paesi”, così come riporta la nota dello Stato Maggiore
dell’Aeronautica. Hanno poi fatto seguito le visite alle basi aeree di Nevatim,
Hatzerim e Tel Nof (quest’ultima, nei pressi della città di Rehovot, è stata la
prima ad essere impiegata per trasferire al confine con Gaza oltre 1.600
militari dei corpi d’élite dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre). Il generale
Comelli e il suo staff hanno pure raggiunto gli stabilimenti dell’azienda leader
del complesso militare-industriale nazionale, IAI - Israel Aerospace Industries,
dove sono state illustrate le linee di ricerca e sviluppo dell’industria
aerospaziale israeliana. Nel dicembre 2022 sono stati i vertici della Marina
italiana ad ospitare una delle figure più importanti delle forze armate
israeliane, il generale Itai Veruv, comandante degli istituti di formazione
militare ma soprattutto capo delle Depth Forces, i corpi d’élite creati nel 2011
per operare in tempi rapidi “in profondità in territorio nemico”, specie contro
le milizie di Hamas e Hezbollah. Il generale Veruv si è recato in visita alle
strutture della Brigata Marina “San Marco” e alla base navale di Brindisi. “Egli
ha potuto osservare alcuni mezzi terrestri e anfibi impiegati dai Fucilieri, tra
cui l’Amphibious Assault Vehicle (AAV-7) – veicolo cingolato anfibio in grado di
navigare e muoversi su terra”, annota lo Stato Maggiore della Marina. “Al
termine della visita, il generale Veruv, apprezzate le specificità e la
versatilità della Forza Anfibia, ha precisato la volontà futura di poter
programmare attività congiunte tra le Marine dei due paesi”. Vero e proprio
laboratorio sperimentale per le odierne operazioni di strike nella Striscia di
Gaza è stato l’addestramento italo-israeliano svolto a fine luglio 2022 nel
deserto del Negev (l’esercitazione aerea Lightning Shield, letteralmente Scudo
di Fulmine). Per l’occasione quattro cacciabombardieri F-35 del 32° Stormo
dell’Aeronautica italiana di stanza ad Amendola (Foggia) sono stati schierati a
Nevatim, lo scalo dove oggi arrivano buona parte delle armi e munizioni di
provenienza USA. I velivoli hanno simulato attacchi al suolo e bombardamenti a
fianco dei velivoli “cugini” delle forze israeliane (gli F-35I “Adir” del 118°
Squadrone Sud e del 140° Golden Eagle). Ai war games ha partecipato pure il
122nd Nachshon Squadron, reparto d’eccellenza delle più moderne guerre
elettroniche, con i sofisticati aerei di intelligence, sorveglianza e
riconoscimento Gulfstream G-500, impiegati fin dalle prime ore dell’intervento
israeliano contro le milizie di Hamas a Gaza ed Hezbollah in Libano meridionale.
Nella seconda metà dell’ottobre 2021 sempre i cacciabombardieri F-35 italiani
erano stati impegnati in quella che il ministero della difesa israeliano ha
definito la più grande e più avanzata esercitazione aerea mai effettuata in
Israele (“Blue Flag 2021”). Nel corso dei war games sono stati simulati attacchi
aerei e missilistici da parte delle forze armate di Israele, Stati Uniti,
Germania, Francia, Regno Unito, Grecia, India e Italia schierate nella base
aerea di Ovda, nei pressi della città meridionale di Eilat. “Lo scopo di questa
esercitazione è il rafforzamento strategico, l’apprendimento e il miglioramento
della coordinazione internazionale nell’uso dei velivoli di quarta e quinta
generazione (i cacciabombardieri Eurofighter, Rafale, Mirage 2000 e F-35
Lightning II di Lockheed Martin, nda) in un ambiente operativo stimolante, con
particolare enfasi al potenziamento strutturale delle capacità operative delle
forze aeree”, riportava la nota delle autorità israeliane. “Blue Flag 2021 ha
dato l’opportunità di condurre voli tattici congiunti contro una serie di
minacce, utilizzando le tecnologie più avanzate. Nel corso delle operazioni, le
forze partecipanti si sono esercitate nei combattimenti aria-aria e aria-terra,
nel contrasto ai missili terra-aria (SAM) e in differenti scenari operativi in
territorio nemico”. Nel luglio 2021 il 32° Stormo dell’Aeronautica militare
italiana aveva partecipato ad un’altra importante esercitazione mult inazionale
in Israele, “Blue Guardian”, anch’essa presentata con particolare enfasi
dall’Israeli Air Force come la “prima attività addestrativa al mondo con i
velivoli a pilotaggio remoto”. Per l’occasione dalla base operativa di Palmachim
furono impiegati i più moderni droni da guerra nella simulazione di attacchi
contro molteplici obiettivi, sia singolarmente che in appoggio ai
cacciabombardieri e alle divisioni elicotteri israeliani e degli altri paesi
partecipanti (oltre all’Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito).
Tra i droni utilizzati spiccavano i due “gioielli di morte” dell’arsenale
israeliano, gli Hermes 900 (nome in codice Kochav) e gli Hermes 450 (Zik),
progettati e realizzati da Elbit Systems Ltd, holding con quartier generale ad
Haifa e filiali in diversi paesi, leader nella produzione di droni militari,
sistemi informatici, telecomunicazione, comando, controllo e intelligence. Gli
Hermes 450 e 900 sono velivoli a pilotaggio remoto multimissione: possono essere
utilizzati sia come aerei spia per la raccolta dati e l’individuazione degli
obiettivi, sia come droni d’attacco con il lancio di missili aria-terra e
aria-nave. Le due versioni variano secondo le ore di volo che possono effettuare
(17 per l’Hermes 450 e 30 per l’Hermes 900) e per l’altitudine che possono
raggiungere (da 18.000 a 30.000 piedi). L’Hermes 450 è stato impiegato
operativamente per la prima volta in Libano nel 2006 e durante l’assalto
israeliano contro la Striscia di Gaza nel 2008-2009. Il battesimo di fuoco
dell’Hermes 900 risale invece all’Operazione “Margine Protettivo” dell’estate
2014: un drone fu coinvolto nell’uccisione di quattro ragazzi che stavano
giocando in una spiaggia a Gaza, il 16 agosto. I droni israeliani sono stati
acquistati da numerosi paesi europei e africani e sono pure entrati a far parte
del dispositivo militare anti-migranti schierato nel Mediterraneo dalle agenzie
dell’Unione Europea preposte al “controllo” delle frontiere esterne UE (Frontex,
EMSA, ecc.). Sempre nel 2021 (a giugno), sei cacciabombardieri F-35, alcuni F-16
A/B del 116th Squadron e a un G550 del 122th Squadron dell’Aeronautica militare
israeliana parteciparono all’esercitazione aeronavale “Falcon Strike” nei cieli
dell’Italia meridionale, congiuntamente ai velivoli di guerra delle aeronautiche
di Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito. I reparti operarono dalla base
pugliese di Amendola e da altre importanti installazioni militari di supporto,
tra cui Trapani-Birgi, Decimomannu in Sardegna e Poggio Renatico (Ferrara). Un
mese prima di “Falcon Strike” le forze armate israeliane avevano lanciato
l’ennesima operazione d’attacco contro Gaza (in codice Guardiani delle Mura),
assassinando 256 cittadini palestinesi tra cui 66 minori. Armi, armi e ancora
armi sulla rotta Roma – Tel Aviv L’import-export di sistemi militari tra Italia
ed Israele è cresciuto negli ultimi lustri e le maggiori industrie belliche dei
due paesi hanno promosso innumerevoli programmi di coproduzione e finanche una
fusione di capitali finanziari per rafforzare la propria presenza nel mercato
internazionale. “Nel quinquennio 2016-2020 l’Italia ha autorizzato esportazioni
militari a Israele per un valore complessivo di oltre 90 milioni di euro che
comprendono armi semiautomatiche, bombe e missili, strumenti per la direzione
del tiro e apparecchi per l’addestramento”, ricorda il ricercatore Giorgio
Beretta dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza
e difesa (Opal) di Brescia. “Spiccano soprattutto quei 17,5 milioni di euro di
autorizzazioni rilasciate nel 2019 nella categoria militare ML2 che comprende
bocche da fuoco, obici, cannoni, mortai, armi anticarro, lanciaproiettili e
lanciafiamme militari: quale tra questi è impossibile saperlo, vista la poca
trasparenza delle Relazioni governative riguardo agli specifici tipi di
materiali forniti ad ogni Paese”. Nel contempo l’Italia ha acquistato dalle
aziende israeliane materiali e sistemi militari per circa 150 milioni di euro.
Tra le aziende italiane beneficiate dall’export di armi a Israele, oltre a
Leonardo SpA, l’Opal annota Ase Aerospace, CABI Cattaneo, Fimac, Forgital, Leat,
Mecaer, MES, OMA Officine, Sicamb, Teckne. L’affare più grosso risale però al
2012 quando Israele acquistò 30 caccia-addestratori M-346 “Master” prodotti a
Venegono Inferiore (Varese) negli stabilimenti di Leonardo/Finmeccanica; i
velivoli sono stati assegnati alle Tigri volanti del 102° squadrone
dell’Aeronautica di stanza nella base di Hatzerim per preparare i piloti alla
guida dei cacciabombardieri di nuova generazione, ma sono stati utilizzati anche
per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. Il gruppo
Leonardo (attraverso la controllata OTO Melara di La Spezia) ha pure consegnato
alla Marina militare israeliana i cannoni navali 76/62 Super Rapido MF in grado
di sparare fino a 120 colpi al minuto. I cannoni sono andati ad armare le nuove
corvette della classe “Sa’ar 6” realizzate dalla società tedesca ThyssenKrupp
Marine Systems e impiegate in questi mesi per attaccare via mare la Striscia di
Gaza. La Marina israeliana è stata tra i primi al mondo ad utilizzare i cannoni
OTO Melara da 76 mm con un’altissima capacità di fuoco grazie alle differenti
tipologie di munizioni utilizzate (perforanti, incendiarie, a frammentazione,
ecc.), contro sistemi missilistici a corto raggio, aerei, navi ed obiettivi
terrestri. Sei di questi sistemi sono ancora in condizioni operative e in uso
dal 1973 a bordo delle unità missilistiche delle classi “Sa’ar 4 e 5” varate dal
gruppo Israel Shipyards Ltd. e utilizzate per bombardare il sud del Libano nel
biennio 1984-85. Nel maggio 2020 Leonardo ha concluso un accordo con l’holding
aerospaziale israeliana Rafael Advanced Defense Systems Ltd. (società del gruppo
IAI - Israel Aerospace Industries), per acquisire le tecnologie per il
funzionamento dei sistemi d’arma e la ricerca dei bersagli dei nuovi aerei
leggeri M-346FA, la variante da combattimento multi-ruolo dell’addestratore già
in servizio con le forze armate di Italia, Polonia, Singapore e Israele. Nello
specifico gli israeliani si sono impegnati a fornire i pod di quinta generazione
Litening-5 e RecceLite per consentire ai velivoli di Leonardo “di eseguire la
ricerca del bersaglio utilizzando l’intelligenza artificiale per il suo
rilevamento e tracciamento automatico”, secondo quanto dichiarato dai dirigenti
di Rafael Advanced Defense Systems. A fine 2021 le autorità militari di Tel Aviv
hanno invece perfezionato l’ordine di acquisto di 12 elicotteri di addestramento
avanzato AW119KX “Koala” prodotti nello stabilimento USA di Filadelfia del
gruppo Leonardo. Il contratto ha incluso la fornitura di due simulatori per la
Scuola di Volo dell’Aeronautica israeliana ospitata nella base di Hatzerim, più
il supporto logistico e manutentivo dei velivoli da parte italiana per venti
anni. Leonardo DRS (la controllata di Leonardo con sede ad Arlington, Virginia)
e ancora Rafael Defense Systems hanno sottoscritto un accordo per fornire
all’Esercito e al Corpo dei Marines USA le tecnologie avanzate da installare nei
carri armati “Abrams” M1A1/A2 MBT (contratto del valore di 80 milioni di
dollari). Nello specifico Rafael si è fatta carico della produzione del sistema
Trophy APS per la “protezione” dei veicoli terrestri da eventuali attacchi
simultanei di razzi e missili, mentre Leonardo DRS ha fornito i caricatori
automatici per il Trophy APS. Come riferito dalle due società produttrici, il
sistema Trophy utilizza un radar a scansione elettronica attiva EL/M-2133
prodotto da Elta Systems Ltd, altro importante gruppo del comparto militare-
industriale israeliano; il radar è in grado di individuare le minacce in
condizioni operative anche estreme, fornendo al veicolo da guerra una
“protezione continua a 360 gradi” con i lanciatori che sparano proiettili
(Multiple Explosive Formed Penetrators)”. Oltre che nei carri armati “Abrams”,
il Trophy APS è stato installato in tutte le maggiori piattaforme per il
combattimento terrestre delle forze armate israeliane, come ad esempio i
“Merkava” Mark 3 & 4 e “Namer” APC. Operativi a partire del 2010 sui carri
armati della 401st Armored Brigade e della 7th Armored Brigade, i Trophy APS
hanno avuto un ruolo chiave in tutte le operazioni belliche scatenate contro
Hamas a Gaza e in particolare nella sanguinosa operazione “Protective Edge”
(Margine di Protezione) dell’estate 2016, in cui persero la vita oltre 2.300
cittadini palestinesi, tra cui 570 bambini. Nell’autunno 2023 i “Merkava 4” sono
stati impiegati per l’attacco da terra e l’occupazione della Striscia di Gaza. A
fine 2019 sempre Leonardo DRS ha ottenuto da Elbit Systems Ltd. un contratto del
valore di 20,6 milioni di dollari per la realizzazione di tablet rugged avanzati
come il computer per il controllo di fuoco FCCII per i mortai da 120mm di U.S.
Army. “L’FCCII ospita il software che consente alle unità combattenti di
interagire con tutti i sistemi volti alla riduzione del tempo in cui i militari
si preparano ai round di fuoco”, hanno spiegato i manager dell’holding italiana.
I nuovi tablet sono stati prodotti negli stabilimenti Land Electronics di
Leonardo DRS a Melbourne, Florida. Nell’ultimo biennio le relazioni di Leonardo
DRS con il comparto militare- industriale israeliano si sono infittite al punto
che nel giugno 2022 è stato firmato un accordo di fusione con RADA Electronic
Industries Ltd., società con sede a Netanaya, nei pressi di Tel Aviv. Nello
specifico, la controllata statunitense di Leonardo ha acquisito il 100% del
capitale sociale di RADA in cambio dell’assegnazione del 19,5% delle proprie
azioni ai titolari della società israeliana. RADA Electronic Industries è
specializzata nella produzione di radar tattici militari, software avanzati,
sistemi di sorveglianza delle frontiere e di difesa anti-aerea e anti-drone; in
Israele occupa più di 250 dipendenti e possiede anche un centro di ricerca nell’
High-Tech Park di Beer’Sheva e uno stabilimento nella città settentrionale di
Beit She’an. Il gruppo vanta consiglieri d’amministrazione e manager con lunga
esperienza nelle forze armate israeliane e nelle maggiori aziende belliche
internazionali: tra essi il generale (in pensione) Guy Tzur, già comandante
delle forze terrestri dal 2013 al 2016 e prima ancora comandante del Centro
nazionale di addestramento dell’Esercito; l’ex generale Alon Dumanis, già a capo
del Comando Materiali; Joseph Weiss, ex comandante della Marina, già presidente
del consiglio di amministrazione di IAI - Israel Aerospace Industries Ltd. e
pure membro del Consiglio d’amministrazione dell’Istituto di Tecnologia
“Technion” di Haifa nonché direttore di UVision Air Ltd., azienda produttrice di
droni da guerra e munizioni auto esplodenti. Molti degli affari di RADA
Electronic Industries sono legati ai “successi” di alcuni dei sistemi impiegati
dalle forze armate israeliane nei più recenti interventi militari contro la
Striscia di Gaza. L’azienda ha contribuito a realizzare alcune componenti del
sistema d’arma mobile per la “difesa antimissile” Iron Dome, sviluppato dal
gruppo Rafael e utilizzato per la prima volta nel marzo 2011 contro le
postazioni di Hamas. Anche il più moderno sistema anti-aereo Drone Dome di
Rafael, operativo dal 2016, ospita apparecchiature e sensori RADA: il radar
RPS-42, il sistema d’immagini CONTROP Precision Technologies e i sistemi
rilevatori di segnali radio. Nel maggio 2021 l’azienda fusasi in Leonardo DRS ha
ricevuto un riconoscimento ufficiale da parte delle forze armate di Israele per
i radar anti-mortaio, anti-artiglieria e anti-missile forniti nel corso
dell’operazione “Protective Edge”. Secondo il piano degli investitori la nuova
società Leonardo-RADA si concentrerà in quattro settori strategici: il
rilevamento avanzato, le reti informatiche, la force protection, l’energia
elettrica e i sistemi di propulsione, puntando in particolare allo sviluppo e
produzione di sistemi di “difesa aerea” a corto raggio per contrastare gli
attacchi con droni, missili, artiglierie e mortai, nonché di apparecchiature per
la protezione di veicoli da combattimento. Grazie alla fusione si punta in
particolare ad ulteriori commesse da parte del Pentagono e alla crescente
domanda internazionale di droni-kamikaze, i velivoli a pilotaggio remoto carichi
di esplosivo che, avvistato l’obiettivo da colpire, si lanciano in picchiata e
si fanno esplodere al momento dell’impatto. Il 6 ottobre 2022 Leonardo DRS ha
reso noto che la propria unità commerciale di sistemi terrestri con sede a St.
Louis, Missouri, ha stipulato un accordo con un’altra società israeliana,
SpearUAV Ltd. per sviluppare una versione delle munizioni aeree Viper su scala
nanometrica. “SpearUAV ha sviluppato Viper in risposta alle lezioni apprese
durante i recenti grandi conflitti”, spiegano i manager del gruppo israeliano.
“Queste nuove munizioni forniscono una potenza di fuoco reattiva per distruggere
minacce immediate come cecchini nemici e gruppi operativi, riducendo al minimo i
danni collaterali in terreni urbani complessi”. Il Viper – sempre secondo
SpearUAV Ltd. – “richiede un addestramento minimo all’uso, si adatta a tutte le
tipologie di munizionamento esistenti e può essere equipaggiato con il sistema
di controllo terrestre Ninox compatibile con Android, Microsoft Windows e
Linux”. L’israeliana SpearUAV opera dal 2017 nella progettazione e sviluppo di
esplosivi e sistemi aerei a pilotaggio remoto per fini militari o di controllo
sicuritario. La società annovera tra i principali clienti il ministero della
Difesa israeliano e i corpi militari di alcuni paesi partner. Gli azionisti e i
manager provengono tutti dalle forze armate o dai servizi segreti: tra essi c’è
Gadi Kuperman, un ex colonnello dell’aeronautica militare che ha coordinato
diversi programmi di riarmo aereo, mentre nel board di SpearUAV compaiono pure i
nomi di Yossi Cohen (presidente), già direttore della famigerata agenzia di
intelligence Mossad; Moshe Maor, ex direttore del gruppo aerospaziale e
missilistico Rafael Advanced Defense Systems; Yaakov Barak, già generale e
comandante delle forze terrestri; Shai Bar, ex colonnello a capo della divisione
sistemi d’arma - engineering e conflitti a bassa intensità, poi ufficiale di
collegamento della missione israeliana presso l’esercito USA. Mentre i
bombardamenti delle forze armate di Tel Aviv radevano al suolo la Striscia di
Gaza, a fine ottobre 2023 il comando generale di U.S. Army ha affidato a
Leonardo DRS e ad Elbit Systems of America (azienda di proprietà di Elbit
Systems Ltd. con sede negli States) lo sviluppo dei prototipi di una nuova
generazione di sistemi a guida laser che saranno utilizzati dalle truppe nei
campi di battaglia per “esplorare le località, individuare i bersagli e
coordinare gli attacchi”. Il progetto di ricerca e sviluppo dei nuovi strumenti
di guerra ha assunto il nome di Joint Effects Targeting System II o JETS II. “Il
JETS II è un sistema di osservazione, localizzazione e ingaggio del target con
munizioni di precisione, che può essere trasportato a mano da ogni singolo
soldato e utilizzato di giorno e di notte e in ogni condizione atmosferica”,
spiega il Dipartimento di U.S. Army. Affari per DRS-RADA Technologies anche con
il Ministero della difesa israeliano: nel giugno 2023 la società ha ottenuto una
commessa per la fornitura di radar mobili avanzati per supportare le capacità di
sorveglianza aerea e pronto allarme. I radar saranno costruiti nello
stabilimento DRS RADA di Beit Shean. Fondazioni e università per riprodurre in
Italia il modello Israele Nel febbraio 2023 l’ufficio stampa di Leonardo SpA ha
reso noto di aver concluso due importanti accordi in Israele: il primo è stato
stipulato con l’Israel Innovation Authority (IIA), un’agenzia pubblica che
supporta tecnicamente e finanzia progetti innovativi promossi da start-up,
aziende, multinazionali e università israeliane e internazionali; il secondo è
stato siglato con Ramot - Technology Transfer Company per la “valorizzazione di
attività di ricerca e della proprietà intellettuale dell’Università di Tel
Aviv”, ateneo con oltre 16.000 ricercatori. “Le partnership, promosse da
Leonardo e sostenute e coordinate dall’Ambasciata d’Italia in Israele, con il
contributo dell’Ambasciata d’Israele in Italia e la Missione Economica d’Israele
a Milano, mirano al potenziamento della cooperazione in materia di scouting e
sviluppo di startup, facendo leva sull’esperienza e sul track record registrato
dalla Start-up Nation, forte di oltre 7.000 start-up, circa 430 fondi di Venture
Capital operanti nell’ecosistema dell’innovazione, 100 acceleratori e 37
incubatori attivi”, spiega la holding militare italiana. “Il dinamico e
competitivo ecosistema israeliano delle start-up sviluppa soluzioni high-tech in
molteplici settori, compresi quelli d’interesse strategico per il business di
Leonardo, quali difesa, cybersicurezza, aeronautica, intelligence e spazio”. Le
attività delle start-up made in Israele opereranno nell’ambito dell’acceleratore
Business Innovation Factory (BIF), il programma di durata triennale avviato il
24 gennaio 2023 da Leonardo in collaborazione con LVenture Group SpA, azienda di
partecipazioni con sede a Roma e controllata per il 13,6% dall’Università LUISS
“Guido Carli”. Il Business Innovation Factory è indirizzato a sostenere una
decina di start-up l’anno “in grado di ampliare l’offerta di servizi digitali e
soluzioni innovative nei settori cyber security” di Leonardo. Con l’Institute
for National Security Studies (INSS), centro studi sulla difesa e sicurezza
affiliato all’Università di Tel Aviv, la Fondazione Leonardo Med-Or istituita
dall’omonoma holding militare-industriale ha sottoscritto il 7 marzo 2023 un
memorandum per avviare progetti di ricerca congiunti sulle questioni di
geopolitica e sicurezza nel Mediterraneo allargato. L’accordo di collaborazione
punta nello specifico all’organizzazione di eventi e seminari, in Italia e in
Israele, su tematiche inerenti la politica estera, di difesa e sicurezza; lo
sviluppo di programmi di scambi tra ricercatori dell’INSS e della Fondazione
Med-Or; il finanziamento di borse di studio (erogate dall’istituzione di
Leonardo) a studenti israeliani per corsi di master presso università italiane.
Dalla sua fondazione nel 1977 come Centro per gli Studi strategici
dell’Università di Tel Aviv, l’Institute for National Security Studies ha svolto
per conto delle autorità di governo israeliane importati studi sulle questioni
relative alle problematiche militari e strategiche, terrorismo, conflitti a
bassa identità, spese militari nell’area mediorientale, cyber war, ecc.. L’INSS
organizza meeting e conferenze a cui partecipano leader politici e i vertici
delle forze armate (in particolare la conferenza annuale su Cybersecurity e
Intelligence). Tra i direttori succedutisi alla guida, l’INSS annovera gli ex
generali Aharon Yariv (già capo intelligence delle IDF - Israel Defence Forces)
e Shlomo Gazit (ex capo della Direzione d’intelligence delle forze armate,
“coordinatore” delle operazioni del governo israeliano nei Territori occupati
dal 1967 al 1974 e finanche Presidente della Ben-Gurion University per otto anni
dopo il suo ritiro dalla vita militare). L’istituto israeliano ha elaborato la
cosiddetta “dottrina militare Dayhiya” che comporta “l’applicazione di forza
sproporzionata e il causare gravi danni e distruzione alle proprietà e alle
infrastrutture civili”. La dottrina è stata formalizzata alla vigilia del
sanguinoso attacco contro Gaza del biennio 2008-09 con la pubblicazione di un
paper da parte del colonnello (riservista) Gabriel “Gabi” Siboni, dal titolo
Disproportionate Force: Israel’s Concept of Response in Light of the Second
Lebanon War (ottobre 2008). La Fondazione Leonardo Med-Or è stata istituita nel
2021 con l’obiettivo di promuovere attività culturali, di ricerca e formazione
scientifica, al fine di rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti
internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino
al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso (Med) e del Medio ed Estremo Oriente (Or).
“Leonardo Med-Or è nata per unire competenze e capacità dell’industria con il
mondo accademico per lo sviluppo del partenariato geo-economico e
socio-culturale”, spiegano i promotori. I settori di ricerca ed intervento
comprendono innanzitutto la safety, la security, l’aerospazio e la difesa. Il
suo presidente è Marco Minniti, ex ministro dell’Interno (Pd); membri del cda i
più noti manager delle aziende del gruppo Leonardo. Del comitato scientifico
della Fondazione fanno parte docenti universitari e tredici Rettori/Rettrici di
altrettante università statali italiane. Med- Or può contare inoltre su un
International Board di altissimo livello, con politici, dirigenti industriali e
docenti universitari provenienti da mezzo mondo. Tra essi compare David Meidan,
potente uomo d’affari ed ex funzionario del governo israeliano, “operativo
nell’esportazione di alta tecnologia all’avanguardia prodotta in Israele”, così
come è presentato dalla Fondazione Med-Or. Prima di dedicarsi all’export
militare, David Meian ha lavorato dal 1977 al 2011 con il Mossad e con la super
segreta Unit 8200, l’unità dell’esercito che opera in stretto contatto con gli
enti spionistici statunitensi come la NSA - National Security Agency. Non è
certo casuale che la Fondazione presieduta da Marco Minniti abbia sottoscritto
un accordo strategico con l’Institute for National Security Studies di Tel Aviv.
Da qualche anno a questa parte è in atto nel nostro paese il tentativo di
riprodurre il modello di Stato su cui si fonda Israele: quello di centro-
laboratorio delle più avanzate e disumanizzate dottrine d’intervento militare e
delle politiche di controllo sicuritario. Un Sistema-Stato in cui vengono
cancellati diritti e garanzie sociali in nome del pensiero unico neoliberista e
dove a governare sono le ristrette élite a capo delle holding produttrici di
apparati bellici. Il sistema Israele si regge su tre pilastri fondamentali
interconnessi: il primo è rappresentato dalle forze armate e dai molteplici
apparti dei servizi segreti; il secondo dal complesso militare industriale e
finanziario; il terzo da tutte le istituzioni accademiche e dai centri di
ricerca pubblici e privati. Sin dalla fondazione dello Stato d’Israele,
università, scuole, istituti e laboratori scientifici hanno contribuito alla
costruzione delle basi culturali e ideologiche del sionismo e dell’apartheid del
popolo palestinese. Il processo di militarizzazione del sistema educativo di
ogni ordine e grado e la penetrazione ideologica e culturale bellico-militarista
in atto nel nostro paese sono finalizzati a realizzare un Sistema Italia mutuato
da quello israeliano, con il ruolo di dominus di Leonardo e delle fondazioni
controllate. Aerei-spia, droni e missili israeliani per la Difesa italiana Alle
industrie belliche israeliane guarda con particolare interesse il ministero
della Difesa italiano per potenziare il proprio arsenale di morte. Nei mesi
scorsi l’Aeronautica italiana ha acquistato due sofisticati velivoli spia CAEW
basati sulla piattaforma del jet Gulfstream G550 sviluppato dalla statunitense
Gulfstream Aerospace e appositamente modificato e potenziato da Elta Systems
Ltd,. Valore della commessa 550 milioni di dollari, con tanto di fornitura dei
servizi di supporto e logistica a terra. Nel 2022 è stata varata dal Parlamento
la 2^ fase del programma di acquisizione di 124 lanciatori e 165 missili Spike
Long Range (a lungo raggio) più relative parti di ricambio. I sistemi
controcarro saranno prodotti dalla società Rafael Advanced Defense Systems Ltd.
e saranno consegnati entro la fine del 2029 per equipaggiare una decina di
reggimenti di fanteria. La 1^ fase di acquisizione del sistema missilistico era
stata approvata nel 2019; complessivamente è prevista la spesa di 426 milioni di
euro. Lo Spike LR è la versione portatile dell’omonimo sistema missilistico
ampiamente utilizzato nelle operazioni belliche israeliane; con un raggio
d’azione di 4.000 metri “consente l’ingaggio di mezzi corazzati, ovvero di
sistemi attivi antimissile ma sono impiegabili in tutto lo spettro delle
operazioni militari, in qualunque condizione metereologica, nonché in ambiente
contaminato NBC (nucleare, batteriologico e chimico) o in presenza di disturbi
elettromagnetici”, come spiegano i manager di Rafael. L’Esercito italiano
impiega i missili Spike dal 2009, quando furono acquistati 53 sistemi di lancio
e 165 missili MR a medio raggio. Nel 2014 furono consegnati ai reparti di terra
pure 20 lanciatori e 870 missili Spike LR, a cui seguirono nel 2017 altri due
lanciatori MR/LR. Successivamente anche la Marina Militare ha acquistato missili
controcarro a lungo raggio Spike per armare il Gruppo Operativo Incursori e le
nuove unità navali polifunzionali ad alta velocità. Lo Stato Maggiore
dell’Esercito sarebbe intenzionato ad acquisire anche il missile aria-superficie
controcarro Spike II LR di “quinta generazione” per armare il futuro elicottero
d’attacco AH-249 commissionato a Leonardo SpA (la consegna di 45 esemplari è
fissata entro il 2035). Da poco sperimentato, lo Spike II LR avrebbe una gittata
fino a 16.000 metri e una capacità di perforazione maggiore del 30% rispetto
alle versioni precedenti del missile. Forniture di munizioni di produzione
israeliana sono previste pure per i carri armati “C1 Ariete” e per i blindati
“Centauro II”, realizzati da OTO Melara e da Iveco Defence Vehicles (Bolzano)
per le truppe corazzate dell’Esercito italiano. Nel gennaio 2023 l’azienda Elbit
Systems è stata prescelta dal ministero della Difesa per la fornitura di 4.300
munizioni “M339” (valore 10,5 milioni di euro). Le “M339” sono munizioni
“multisuo”, ad alta capacità esplosiva e “letalità” per perforare bunker,
fortificazioni e mezzi corazzati (possono penetrare fino a 200 millimetri di
doppio cemento armato). Anche questi colpi esplodenti sono già stati impiegati
dalle forze armate israeliane negli attacchi terrestri con i carri armati
“Merkava 3 e 4”. I ministri della difesa di Italia e Israele hanno pure siglato
un Implementing Agreement per sviluppare gli studi ingegneristici sui nuovi
blindati VBM 8x8 “Freccia” ed “Eitan”: i primi sono i veicoli da combattimento
prodotti da Leonardo ed Iveco Defence Vehicles, già consegnati in 250 esemplari
a due brigate meccanizzate; i secondi sono invece blindati per il trasporto
truppe in dotazione alle forze israeliane, prodotti da Israel Aerospace
Industries, Israel Military Industries (IMI) e Rafael Advanced Defence Systems.
Gli “Eitan” sono armati con cannoni automatici da 30 mm con un raggio di 2.500
metri, cannoni da 12.7 mm e lanciatori di missili. La cooperazione
italo-israeliana potrebbe ampliarsi presto all’acquisizione di altri sistemi di
guerra terrestri e alla realizzazione di due prototipi di veicolo, uno ruotato
ed uno cingolato, da acquistare congiuntamente. Lo Stato Maggiore dell’Esercito
punta anche al potenziamento dei dispositivi di contrasto dei mini aeromobili a
pilotaggio remoto mediante l’acquisizione del sistema Drone Dome, anch’esso
progettato e prodotto da Rafael. Il gruppo industriale Iveco Defence Vehicle
SpA, tramite la propria controllata Iveco Veículos de Defesa con stabilimenti a
Sete Lagoas (Minas Gerais, Brasile) ha stipulato un accordo con Elbit Systems
per armare i propri blindati medi per il trasporto di personale militare
VBTP-MSR 6×6 “Guaraní”. Nel novembre 2020 Elbit ha sottoscritto un contratto con
l’Esercito delle Filippine per la fornitura di 27 corazzati “Guaranì”
equipaggiati con sistemi d’arma a controllo remoto “Sarc Remax” da 12,7 mm o
lanciagranate da 40 mm. coprodotti con l’israeliana Rafael. I VBTP “Guaraní” di
Iveco destinati a Manila sono stati dotati pure del sistema di comunicazione
digitale E-Lynx e del sistema di gestione combattimento Torch-X, anch’essi
prodotti in Israele da Elbit Systems. Il valore complessivo della commessa è
stato stimato in 47 milioni di dollari circa. Tecnologie belliche israeliane
sono state acquisite anche dalle forze speciali dell’Aeronautica Militare
italiana (il 17° Storno Incursori di Furbara). A fine novembre 2022 il ministero
della Difesa ha perfezionato l’ordine di acquisto di 800 fucili d’assalto “Negev
7 LMG” (Light Machine Guns)” prodotti dall’azienda IWI – Israel Weapon
Industries di Ramat HaSharon. Ai reparti speciali delle forze armate saranno
consegnati pure i più sofisticati droni kamikaze. Il 13 dicembre 2022 la
Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea ha pubblicato gli estremi del contratto
sottoscritto a metà luglio dalla Direzione degli armamenti aeronautici del
ministero della Difesa per acquisire il “Sistema di Munizioni a guida remota
denominato Loitering Ammunition Hero-30 e relativo supporto tecnico-logistico”.
A firmare il contratto del valore di 3.878.000 euro è stata la società RWM
Italia SpA con sede legale a Ghedi (Brescia), azienda produttrice di bombe e
munizioni interamente controllata dal colosso industriale tedesco Rheinmetall.
RWM Italia opererà per conto di UVision Air Ltd., società israeliana produttrice
di droni e sistemi bellici automatizzati e semi- automatizzati con quartier
generale e stabilimenti a Tzur Igal. Nello specifico saranno acquisite le
munizioni auto-esplodenti “Hero-30” complete di testate esplosive e i relativi
sistemi di controllo; l’azienda israeliana assicurerà i pacchetti addestrativi
per gli operatori e la manutenzione delle munizioni. Anche gli “Hero-30” sono
stati utilizzati dalle forze armate israeliane nei loro raid a Gaza e nel sud
del Libano. Secondo quanto riportato dal sito specializzato statunitense Defense
News, UVision avrebbe sottoscritto nel 2021 un accordo strategico con RWM Italia
per la produzione su licenza e lo sviluppo dei droni kamikaze di diverse
tipologie. “La partnership consente a RWM Italia di operare come prime
contractor per il mercato europeo, fornendo e producendo alcune componenti delle
munizioni, assemblando sistemi e gestendo il supporto logistico”, riporta
Defense News. “La collaborazione con l’Italia assicura alla società israeliana
l’accesso diretto al mercato europeo e i mezzi con cui promuovere le sue armi
alle forze armate del continente”. Con la casa madre di RWM Italia, la
Rheinmetall, UVision avrebbe raggiunto l’accordo di integrare le munizioni auto
esplodenti del tipo “Hero” a bordo di alcuni dei più moderni veicoli mil itari
di produzione tedesca come i blindati 8×8 Boxer CRV, i veicoli leggeri da
combattimento della fanteria “Lynx” e i mezzi a pilotaggio remoto terrestri
“Mission Master”. Nel maggio 2022 UVision ha contribuito con 17 milioni di
dollari all’aumento del capitale sociale di un’altra azienda israeliana
produttrice di droni kamikaze, SpearUAV Ltd., la stessa che negli Stati Uniti
d’America ha sottoscritto un accordo di partnership con Leonardo DRS. Affari e
deliri spaziali italo-israeliani L’Italia sta fornendo un contributo
determinante alla realizzazione degli ambiziosi programmi israeliani finalizzati
al controllo dello spazio e alle future star wars. Nel luglio 2021 ISI -
ImageSat International ed e-GEOS hanno firmato un accordo strategico per
“offrire i dati della costellazione satellitare di Osservazione della Terra più
avanzata al mondo”. Si tratta di due società leader in campo aerospaziale e
nella geoinformazione: e-GEOS è controllata per l’80% da Telespazio SpA
(Leonardo-Thales) e il restante 20% dall’ASI - Agenzia Spaziale Italiana (ente
pubblico nazionale); ISI - ImageSat International ha il proprio quartiere
generale a Tel Aviv e opera nella gestione di sistemi satellitari per conto
delle forze armate israeliane e di alcune aziende commerciali internazionali.
ISI - ImageSat è stata fondata nel 1997 dalle maggiori aziende del complesso
militare-industriale israeliano (IAI - Israel Aerospace Industries ed Elbit
Systems) e da un gruppo di investitori statunitensi ed europei, con la
supervisione del ministero della Difesa di Israele, inizialmente con lo scopo di
commercializzare la linea dei satelliti spia Ofek, prodotti dalle industrie
aerospaziali IAI e lanciati in orbita dalla base aerea di Palmachim a partire
della fine degli anni ‘80. Oggi l’azienda è tra i maggiori gruppi mondiali
attivi nella produzione e analisi di immagini della superficie terrestre
ottenute dallo spazio e nella fornitura a governi, forze armate, di sicurezza e
intelligence di soluzioni e servizi geospaziali basati sulla costellazione di
satelliti ad altissima risoluzione EROS (Earth Remote Observation Satellites).
“La costellazione virtuale offerta con questo accordo è composta da otto
satelliti complessivi, tra cui cinque satelliti dual-use con tecnologia radar
COSMO-SkyMed e COSMO-SkyMed di seconda generazione - di proprietà dell’Agenzia
Spaziale Italiana e del Ministero della Difesa italiano, e di cui e- GEOS è
distributore esclusivo - e tre satelliti EROS Next Generation ottici di
produzione israeliana”, riporta la nota emessa da Telespazio. Sempre secondo i
manager della società controllata da Leonardo la costellazione satellitare
italo-israeliana è destinata ad espandersi nei prossimi anni con il lancio di
nuovi elementi, tra cui ulteriori satelliti COSMO-SkyMed, più quattro nuovi
satelliti ISI, due del modello EROS C ad altissima risoluzione e due EROSAR. Il
31 dicembre 2022 Israel Aerospace Industries ha annunciato il lancio in orbita
del primo satellite per l’osservazione terrestre EROS C3 appartenente alla nuova
generazione EROS NG. Costato circa 185 milioni di dollari il satellite orbita a
centinaia di chilometri dalla superficie terrestre; le sue telecamere prodotte
da Elbit Systems sono accreditate di una risoluzione di circa 60 cm per le
immagini multispettrali. “Trattasi del satellite di osservazione più avanzato
sviluppato e messo a punto da IAI, la sua terza generazione di satelliti di
osservazione elettro-ottica, in grado di fornire immagini a colori ad alta
risoluzione”, riporta il sito specializzato Ares Difesa. “Questa costellazione è
stata sviluppata da ISI - ImageSat International, in collaborazione con e- GEOS
società che è di proprietà dell’ASI e Telespazio. Il nuovo satellite EROS C3 è
strettamente legato al OPTSAT 3000 in servizio con la Difesa Italiana da cui è
derivato. Infatti, è progettato per consentire alle organizzazioni di difesa e
intelligence di condurre operazioni con completa riservatezza e protezione dei
dati. Le immagini raccolte dalla nuova costellazione di satelliti EROS NG e
EROSAR saranno primariamente fornite al Ministero della Difesa israeliano”.
Satelliti dual-use, dunque a doppio uso: per le forze armate italiane e per
quelle di Israele. Nel luglio 2021 ISI - ImageSat International ha siglato un
contratto d’acquisto di un payload ottico ad altissima risoluzione con un’altra
azienda italiana, Officina Stellare SpA (ha sede a Sarcedo, Vicenza), leader
nella progettazione e produzione di strumentazione opto-meccanica nei settori
dell’Aerospazio e della Difesa. Il valore complessivo della commessa è di circa
un milione di euro. Sempre in Italia, ISI conta pure sulla partnership con
MapSAT Srl, azienda di Milano che cura lo sviluppo di sistemi di controllo e
monitoraggio terrestre e marino, sistemi di sicurezza urbana, infrastrutture
elettriche e prevenzione dei disastri. Tra i principali clienti di MapSAT si
annoverano l’Agenzia Spaziale Europea, le Nazioni Unite, l’Agenzia europea per
il controllo delle frontiere esterne Frontex, l’Agenzia europea per la sicurezza
marittima EMSA e gli enti governativi e militari di alcuni paesi nordafricani e
dell’est Europa. L’azienda gestisce una stazione terrestre a Benevento con due
antenne X-band prodotte dalla statunitense Sea Space Corporation, abilitate alla
raccolta e trasmissione dei dati della NASA e dei satelliti israeliani EROS A ed
EROS B. Dal 2009 il centro beneventano di MapSAT è certificato dai tecnici di
ISI quale Stazione EPOD (Exclusive Pass on Demand), dal nome del programma che
consente alle installazioni di ricevere direttamente le immagini acquisite e
operare autonomamente all’interno della costellazione satellitare EROS B.
Relativamente alla cooperazione italo-israeliana in ambito aerospaziale va
infine segnalato che tra i progetti ammessi a ricevere un sostegno economico da
parte del Ministero degli Affari esteri nel corso del 2022 compare quello
denominato “Drone-Tech”, incentrato “sull’impiego commerciale dei droni e
dell’intelligenza artificiale per individuare e ridurre la dispersione illegale
di rifiuti nell’ambiente”. “Drone-Tech è tra i programmi del Ministero degli
esteri destinatari di aiuto finanziario a seguito di quanto deliberato dalla
Commissione mista italo-israeliana in merito al bando per la raccolta di
progetti congiunti di ricerca sulla base dell’Accordo di Cooperazione nel campo
dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico tra Italia e Israele”,
spiegano le autorità governative. Partner del progetto sull’impiego dei droni
sono il Distretto Tecnologico Aerospaziale pugliese (tra i soci le Università
del Salento-Lecce e “Aldo Moro” di Bari, il Politecnico di Bari, l’ENEA, il CNR,
Leonardo SpA, Avio Aereo, IDS – Ingegneria dei Sistemi, ecc.) e High Lander
Aviation Ltd, società con sede nella cittadina israeliana di Ra’anana, nei
pressi di Tel Aviv, specializzata nella progettazione di software e programmi di
controllo voli dei velivoli senza pilota per uso civile, sanitario e di ordine
pubblico e vigilanza. L’azienda - fondata e diretta da ex militari preposti al
controllo dello spazio aereo - si avvarrà della collaborazione del gruppo
Sightec di Tel Aviv, attivo nel campo della ricerca delle tecnologie
aerospaziali automatizzate. Recentemente Sightec ha fornito al colosso
industriale IAI - Israel Aerospace Industries le tecnologie di scansione
impiegate a bordo di “MultiFlyer”, il nuovo piccolo drone-elicottero immesso nel
mercato per svolgere un largo numero di operazioni dual, civili e
militari-securitarie (monitoraggio di aree disastrate, guida delle unità di
ricerca in missioni di salvataggio, controllo aereo durante eventi di massa,
protezione di infrastrutture “sensibili” e dell’ordine pubblico, sorveglianza di
grandi aree agricole e marittime, ecc.). I test di volo dei droni
italo-israeliani caccia-rifiuti si svolgeranno nell’aeroporto di Grottaglie
(Taranto), presso l’Airport Test Bed sorto grazie a un accordo di collaborazione
tra il Distretto Tecnologico Aerospaziale, ENAC e il Comune di Bari e che punta
a trasformare lo scalo pugliese nel “ principale centro mediterraneo” della
sperimentazione dei servizi e della tecnologica dei velivoli a pilotaggio remoto
e dei satelliti in ambiente urbano e della verifica di nuove procedure per
l’interoperabilità tra diverse tipologie di traffico aereo. Oltre a “Drone-Tech”
nel 2022 sono stati finanziati altri progetti di ricerca scientifica e
tecnologica promossi congiuntamente da università e aziende italiane e
israeliane: “ASTI - Auto System THA Insertion” (partner il Politecnico di
Torino, Intrauma SpA di Rivoli-Torino e Value Forces Ltd. di Haifa); “We – CAT”
(Università di Milano Bicocca e Bar Ilan University); “GreenH2” (Politecnico di
Milano e The Hebrew University of Jerusalem); “Hydrogen Sensors” (Università
degli Studi dell’Aquila e Tel Aviv University); “IVANHOE” (Università
dell’Aquila e Ben Gurion University of the Negev); “Bio-SoRo” (Università La
Sapienza di Roma e Ben Gurion University); “F2SMP” (Università di Pavia e
Technion Israel Institute of Technology); “C-IGrip” (Fondazione Istituto
Italiano di Tecnologia ITT di Genova e The Hebrew University of Jerusalem);
“BIONiCS” (Università di Genova e Tel Aviv University).
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