Dall’Italia a Israele passando per gli USA: le armi di Leonardo consegnate a Tel Aviv
Dall’Italia a Israele passando per gli USA: le armi di Leonardo consegnate a Tel
Aviv - di Antonio Mazzeo - 17 maggio 2025
Quanto ha fatturato Leonardo S.p.A.
con i cannoni utilizzati dalle unità della Marina militare israeliana per
bombardare ininterrottamente dal 7 ottobre 2023 Gaza e il suo porto?
Quattrocentoquaranta milioni di dollari, uno dei maggiori affari mai realizzati
dalla holding regina del complesso militare-industriale italiano nello
scacchiere di guerra mediorientale. Gli strumenti di morte in questione sono i
cannoni navali 76/62 Super Rapido MF, in grado di sparare fino a 120 colpi al
minuto, prodotti negli stabilimenti della controllata OTO Melara di La Spezia,
andati ad armare le nuove corvette della classe “Sa’ar 6” realizzate dalla
società tedesca ThyssenKrupp Marine Systems e impiegate in questi mesi da
Israele per attaccare via mare la Striscia di Gaza. Sul ruolo chiave dei Super
Rapido di Leonardo nelle devastanti operazioni di cannoneggiamento contro le
milizie di Hamas e la popolazione palestinese, Pagine Esteri aveva dedicato
un’inchiesta il 7 febbraio scorso (Contro i palestinesi di Gaza ci sono anche i
cannoni Made in Italy) (1), partendo da un articolo pubblicato il 2 agosto 2024
dalla rivista specializzata “Israel Defense”. Nonostante siano state prodotte
innumerevoli testimonianze ufficiali, video e fotografiche sull’uso massiccio
dei sistemi bellici prodotti in Italia durante la campagna genocida israeliana,
Leonardo ha negato il loro impiego in questo o in altri teatri di guerra.
Silenzio tombale da parte del governo in carica o di quelle forze politiche alla
guida del paese negli anni precedenti. Tra le autorizzazioni concesse
all’esportazione di armi ad Israele non c’è traccia della commessa dei Super
Rapido 76/62 e, comunque, nel quinquennio 2018-2022, quello in cui sarebbe
avvenuto il trasferimento, il valore complessivo dell’export italiano alle forze
armate di Tel Aviv non ha superato gli 80 milioni di euro. Ma allora, come è
stato possibile fare arrivare i cannoni navali alla Marina militare israeliana?
I documenti rinvenuti da Pagine Esteri negli archivi open del Pentagono
consentono di ricostruire oggi le transazioni di un affare di poco meno di mezzo
miliardo di dollari: Leonardo ha offerto i sistemi di guerra ad Israele; Israele
ha chiesto di acquistarli dal governo degli Stati Uniti d’America; Washington li
ha comprati dal gruppo italiano e li ha dirottati a Tel Aviv che poi li
impiegherà nella carneficina contro Gaza e i palestinesi.
L’arma migliore per
dominare i mari La stampa internazionale specializzata nel settore difesa e
sicurezza inizia a focalizzare l’interesse israeliano verso i cannoni made in
Italy il 4 agosto 2016. In particolare fu l’accreditato sito statunitense
Defensenews.com a rivelare che “dopo una decade di discussioni”, la Marina
militare di Israele aveva avviato un negoziato con US Navy per “ricevere cannoni
da 76mm a fuoco rapido dall’industria italiana contractor OTO Melara, una
sussidiaria di Leonardo- Finmeccanica”. Per l’operazione era stata prevista una
spesa di 100 milioni di dollari grazie alla copertura finanziaria delle autorità
USA e “la consegna via US Navy dallo stabilimento della società italiana di
Largo, Florida”. Nel reportage venivano riportate le dichiarazioni favorevoli ai
Super Rapido da parte di alcuni ufficiali della Marina israeliana. “I nuovi
cannoni equipaggeranno la flotta di superficie composta dalle unità Sa’ar-4.5,
Sa’ar-5 di produzione USA e quattro nuove corvette Sa’ar-6 sotto contratto con i
cantieri tedeschi”, rivelavano i militari di Tel Aviv. “Stiamo aspettando questo
cannone da anni, da tanti anni. Il sistema di OTO Melara è già stato prodotto
negli Stati Uniti per la Marina egiziana. Adesso è il nostro turno!”. A
sponsorizzare la commessa dei cannoni navali ad Israele i manager USA di
Leonardo. “Il 76/62 Super Rapido è l’unico cannone navale multimissione di medio
calibro al mondo, con una capacità di fuoco sostenuto, una richiesta
fondamentale in ogni scenario che prevede l’ingaggio simultaneo contro bersagli
di manovra multipli”, dichiarava con malcelata enfasi a Defensenwes.com, Stephen
Bryen, già presidente di Finmeccanica-Leonardo North America, nonché ex vice
sottosegretario alla Difesa e capo del Jewish Institute for National Security
Affairs di Washington. “Un sistema così accurato consentirà ad Israele di
rispondere contro un ampio spettro di minacce, incluso il missile C-802 che ha
colpito l’unità da guerra INS Hanit della Marina israeliana durante la Guerra in
Libano del 2006”. Sempre secondo mr. Bryen, il cannone di OTO Melara sarebbe
stato il “sistema ideale” per “ogni futuro confronto contro l’Iran”. (2) Il 28
aprile 2017 la transazione dei sistemi da guerra veniva confermata da una nota
della Defense Security Cooperation Agency (DSCA), l ’agenzia alla cooperazione
alla sicurezza del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America. “Il
Dipartimento di Stato ha fatto una determina approvando una possibile Foreign
Military Sale (3) ad Israele per il cannone navale da 76mm più relativo supporto
tecnico, con un costo stimato di 440 milioni di dollari”, spiegavano gli
ufficiali della DSCA. “Il Governo di Israele ha richiesto la possibile vendita
di tredici cannoni navali da 76mm. La commessa include pure i ricambi di bordo
per supportarne l’operatività e la manutenzione preventiva; la strumentazione
speciale necessaria per la manutenzione; le attrezzature per lo stoccaggio, il
trasporto e i test; i manuali tecnici, altre pubblicazioni e documentazioni; gli
ingegneri, i tecnici del Governo USA e della società contractor ed i servizi di
supporto logistici; l’ installazione, la messa in funzione e i test dei sistemi
a bordo delle unità navali; le attività di addestramento del personale
predisposto alla manutenzione; altri servizi di supporto correlati”. Onde
ottenere le previste autorizzazioni al trasferimento dei cannoni da parte del
Congresso, l’agenzia alla cooperazione alla difesa e alla sicurezza del
Pentagono forniva alcune giustificazioni di ordine politico-strategico. “Gli
Stati Uniti d’America sono impegnati a favore della sicurezza di Israele, ed è
vitale per gli interessi nazionali USA assistere Israele nello sviluppo e nel
mantenimento di una forte e pronta capacità di auto-difesa”, spiegava la DSCA.
“Questa proposta di vendita di armi è coerente con questi obiettivi e
contribuirà alla politica estera e alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti,
aiutando a rafforzare la sicurezza di un partner regionale strategico come esso
è stato e continua ad essere, una forza importante per la stabilità politica e
il progresso economico in Medio Oriente”.
A conclusione della nota, la Defense
Security Cooperation Agency confermava che i cannoni navali erano destinati ad
armare le unità Sa’ar 4.5 e Sa’ar 6 “per accrescere le capacità di Israele di
andare incontro alle odierne e future minacce, a difesa dei propri confini e
delle acque territoriali”, mentre un sistema Super Rapido sarebbe stato
assegnato al “Naval Training Center” di Haifa, il principale centro di
addestramento e formazione della Marina militare israeliana, nonché sede
dell’Accademia e delle scuole per le operazioni sottomarine e missilistiche
navali. “Il potenziale principale contractor sarà DRS North America (una
compagnia del gruppo Leonardo)”, concludeva l’agenzia del Pentagono. “Non sono
noti accordi di compensazione proposti in connessione con questa possibile
vendita. La sua realizzazione non richiederà l’assegnazione ad Israele di
eventuali ulteriori rappresentanti del governo USA o del contractor”. (4)
Ulteriori particolari sul trasferimento e sulle specificità tecniche-operative
delle armi italiane venivano fornite in una nota inviata sempre in data 26
luglio 2017 dal viceammiraglio di US Navy, Joseph W. Rixey, direttore della
Defense Security Cooperation Agency, all’allora speaker della Camera dei
Rappresentanti, il repubblicano Paul D. Rayan. In particolare si specificava che
relativamente ai costi, 400 milioni di dollari sarebbero andati a coprire il
valore dei cannoni, mentre i restanti 40 erano destinati ai servizi di supporto,
test e manutenzione. “Il sistema navale proposto risponde alla richiesta di una
variante moderna al cannone MK-75”, specificava il viceammiraglio Rixey. “Il
nuovo sistema di fuoco è montato a bordo delle unità navali e supporta multiple
missioni sia che esse si trovino in mare aperto o in rada: difesa navale
superficie-aria e superficie-superficie o modalità di attacco. Esso può essere
impiegato anche per bombardamenti mare-superficie o per il fuoco d’artiglieria
offshore a supporto delle truppe terrestri (…) Alcune delle tipologie di
munizioni che potranno essere impiegate con il cannone sono a guida laser e GPS,
ma non sono comprese in questo accordo. Il sistema navale è dotato di un Digital
Control Console che può essere utilizzato congiuntamente ai sistemi di controllo
di fuoco (Fire Control System) e di gestione combattimento (Combat Management
System), anch’essi non previsti in questa vendita. Una determina è stata fatta
affinché il paese ricevente garantisca lo stesso grado di protezione alla
tecnologia sensibile che sarà rilasciata dal Governo USA”. (5) E i cannoni
italiani vanno alla guerra di Gaza Nel settembre 2022, con un proprio
comunicato, il gruppo Leonardo ha reso nota la consegna dei primi cannoni 76/62
Super Rapido e il loro allestimento a bordo della corvetta INS Oz della classe
Magen/Sa’ar 6. L’“accettazione” veniva celebrata giorno 13 con una cerimonia
ufficiale presso la base navale di Haifa. All’evento RID – Rivista Italiana
Difesa dedicava un servizio annotando in particolare come la Marina militare
israeliana fosse stata tra i primi “clienti” al mondo ad utilizzare i cannoni
OTO Melara da 76/62, modello Compatto, la versione precedente al Super Rapido.
“Sei cannoni di questo primo tipo sono ancora in condizioni operative e in uso
dal 1973 a bordo di navi missilistiche NIRIT (Tipo Sa’ar 4.5)”, sottolineava
RID. (6) La consegna dei Super Rapido era anche la ghiotta occasione per
proporre all’acquirente dei cannoni pure le munizioni di produzione Leonardo.
“In comparazione con i sistemi di difesa navale attualmente disponibili, il
76/62 Super Rapido garantisce la massima flessibilità operativa grazie alla sua
capacità di integrare e sparare tutti i tipi di munizioni convenzionali che
possono essere acquisiti nel mercato”, dichiaravano i manager del gruppo. “Esso
è in grado di sparare i Sapomer di Leonardo, l’unica munizione convenzionale che
può coprire un raggio di 20 Km, ed anche le nuove munizioni guidate Vulcano che
permettono l’ingaggio di un bersaglio fino a 35 Km. Le Vulcano possono essere
anche equipaggiate con l’ultima generazione di seekers (a raggi IR infrarossi e
laser SAL semi-attivi), che accrescono ulteriormente la precisione eliminando il
margine di errore e riducendo i rischi anche negli ambienti più complessi. Il
76/62 Super Rapido è il solo sistema in grado di sparare con questi due tipi di
munizioni”. (7) Ad oggi, in verità, non è noto se gli israeliani abbiano deciso
di affidarsi ancora al gruppo italiano per munizionare i cannoni navali. Va
detto però che una delle aziende leader del comparto militare-industriale
israeliano, Elbit Sistems Ltd (partner di Leonardo in alcuni programmi di
ricerca, sviluppo e produzione di armi), promuove dal suo sito internet il 76mm
High-Explosive, “progettato per fornire effetti di esplosione e frammentazione
contro bersagli di superficie, navi ed aerei” e che “può essere sparato da tutti
i tipi di cannoni navali OTO Melara da 76/62mm”. (8) Quel che è certo invece è
che i Super Rapido a bordo delle corvette israeliane di ultima generazione sono
stati impiegati contro Gaza fin dall’inizio del sanguinoso conflitto che ha già
causato oltre 40.000 morti tra la popolazione civile palestinese. Il primo a
documentare l’impiego delle Sa’ar 6 è stato Defence Industry Europe, sito web
specializzato registrato a Varsavia, Polonia. Il 15 ottobre, sette giorni dopo
l’inizio del genocidio, veniva pubblicato l’articolo “Israeli Navy’s new Sa’ar 6
corvettes enter combat against Hamas” (Le nuove corvette Sa’ar 6 della Marina di
Israele entrano in combattimento contro Hamas) in cui venivano riportate le
parole del portavoce delle forze armate israeliane, l’ammiraglio Daniel Hagari,
che confermava il battesimo di fuoco, nei giorni precedenti, delle nuove unità
navali. “Le Israel Defense Forces (IDF) non hanno specificato i tipi di armi
utilizzati per colpire obiettivi a Gaza, ma fonti hanno affermato che le
corvette possono essere equipaggiate con diversi sistemi missilistici che sono
lanciati da un container speciale e anche con sistemi d’arma autoesplodenti
(presumibilmente il riferimento è ai famigerati droni kamikaze, nda)”. (9) Il 16
ottobre 2023 anche The Jerusalem Post dedicava un lungo articolo all’impiego
delle nuove corvette nei bombardamenti contro Gaza.
Il quotidiano specificava
che gli attacchi erano stati sferrati dalle unità Sa’ar 6 “Oz” e “Magan” e che
secondo le forze armate israeliane erano state colpite alcune infrastrutture di
Hamas utilizzate per assemblare armi nonché postazioni e posti di vedetta dei
commando navali della stessa organizzazione politico- militare. “Tra fine marzo
ed aprile, la nostra Marina militare ha completato un’esercitazione
internazionale in cui le corvette Sa’ar hanno giocato un ruolo preminente”,
dichiarava a The Jerusalem Post, il comandante del 32° Squadrone navale
israeliano, Steven Gordon. “Per tre settimane noi abbiamo guidato
l’esercitazione a cui hanno partecipato unità di superficie, sottomarini ed
aerei di Grecia, Cipro, Italia, Stati Uniti d’America e Francia, in tutto il
Mediterraneo e in prossimità delle coste di Israele”, affermava Gordon. (10)
Meno di due mesi dopo (6 dicembre 2023) la rilevanza strategica delle operazioni
navali israeliane contro Gaza veniva approfondita da un’inchiesta di una delle
riviste più lette negli Stati Uniti d’America e paesi terzi, Forbes. Il
periodico si soffermava in particolare su un video fornito il giorno precedente
dalle forze armate israeliane in cui faceva bella mostra di sé un’unità della
classe Sa’ar 6 che colpiva a ripetizione alcuni edifici localizzati nella parte
settentrionale della Striscia di Gaza. “Il video include fotogrammi di
proiettili che volano lontano e che colpiscono obiettivi, il tutto visto dal
display del posto di controllo di fuoco. I proiettili esplodono quando impattano
sugli edifici che sembrano essere situati immediatamente lungo la costa anche se
sembrano essere stati colpiti anche alcuni bersagli oltre la spiaggia”,
riportava Forbes. “Secondo quanto dichiarato dallo Stato Maggiore IDF, le forze
navali israeliane sono intervenute a supporto delle truppe terrestri con strike
su dozzine di target operativi appartenenti ad organizzazioni terroristiche
nella Striscia di Gaza”, aggiungeva il periodico statunitense. “In altre
immagini del video si vede un’unità da guerra, certamente appartenente alla
classe missilistica Sa’ar 4.5 che procede attraverso la costa mediterranea,
ripresa in prospettiva da un’altra imbarcazione. Il vessillo, possibilmente
l‘INS Sufa, sembrerebbe sparare a salve da un cannone ospitato a bordo, un 76mm
OTO Melara, progettato e realizzato da un’unità del gruppo del settore difesa
Leonardo. Più di 50 nazioni utilizzano il cannone da 76mm su navi da guerra,
compresi pattugliatori, fregate e cacciatorpediniere”. (11) L’8 febbraio 2024 il
sito web specializzato in campo militare, Israel Defense ha pubblicato una lunga
intervista al tenente colonnello Steven in forza alla 3^ flotta della Marina
Militare israeliana che nel soffermarsi sugli armamenti delle unità navali
impegnate nelle operazioni di guerra contro Gaza, ha particolarmente enfatizzato
l’efficacia e l’efficienza dei cannoni OTO Melara – Leonardo. (12) “Nella 3^
flotta ci sono attualmente 15 corvette missilistiche della classe Sa’ar –
modelli 4.5, 5, e 6, le ultime arrivate”, ha dichiarato l’ufficiale israeliano.
“Le corvette di classe 4.5 sono equipaggiate con gli stessi mezzi della classe
6, eccetto per un elicottero sul ponte. Ogni unità è armata con un cannone da
76mm, un cannone Typhoon da 25 mm, con capacità offensive e difensive. sistemi
elettronici EL/M e per la guerra anti-sottomarini (…) La maggior parte dei
sistemi d’arma è stata prodotta da industrie israeliane, eccetto i cannoni da
76mm, che sono stati prodotti invece dall'azienda italiana OTO Melara”. Nel
corso della sua intervista a Israel Defense, il tenente colonnello Steven ha
rivelato altri inquietanti particolari sulle operazioni di guerra condotte dalle
unità israeliane. “Nei primi giorni di guerra le navi sotto il mio comando sono
state impegnate in missioni difensive usando il fuoco, principalmente per
impedire ai terroristi di avvicinarsi alle forze armate di Israele”, ha
dichiarato l’ufficiale. “Tuttavia, molto rapidamente, la forza navale si è
spostata dalla difesa all’offesa. Noi siamo in guerra da quattro mesi adesso e
già tre settimane dopo l’inizio dei combattimenti noi partecipavamo alla
battaglia con una duplice missione: sorveglianza e fuoco”. (12) Cannoni italiani
dunque in prima linea, a sputare morte contro Gaza e la sua popolazione. Il
tutto, però, mediaticamente edulcorato come un innocuo videogioco. Per la
cronaca, Israel Defense è pubblicato dal media group Arrowmedia Israel Ltd.,
specializzato nella creazione e gestione di siti internet e nell’organizzazione
di eventi e fiere. Fondatore ed editorialista della testata militare è
l’imprenditore Amir Rapaport, originario della città di Be’er Sheva (deserto del
Negev), contestualmente amministratore delegato di CyberTech Global, società che
promuove in tutto il mondo esposizioni in tema di cyber war e cyber security. In
collaborazione con Leonardo S.p.A. CyberTech Global ha organizzato al centro
congressi “La Nuvola” di Roma CyberTech Europe 2023 a cui hanno partecipato
oltre 90 aziende e start-up attive nel plurimiliardario cyber-business,
provenienti in buona parte da Israele. L’evento si è tenuto il 3 e 4 ottobre
2023, un paio di giorni prima cioè dell’attacco di Hamas e della controffensiva
delle forze armate di Israele contro la popolazione palestinese di Gaza. (13)
Pubblicato in Pagine Esteri il 26 agosto 2024,
https://pagineesteri.it/2024/08/26/mondo/dallitalia-a-israele- Pubblicato in Pagine Esteri il 26 agosto 2024 link
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