Messina Denaro: 30 anni di latitanza finanziati da 'imprenditori bancomat'



di Giuseppe Cirillo - 17 febbraio 2024

Le Fiamme Gialle scoprono oltre 80mila euro di bonifici eseguiti dai fratelli Luppino in favore di Laura Bonafede

“Messina Denaro non avrebbe potuto rivolgersi se non a persone che godevano della sua assoluta fiducia per avere quel prolungato rapporto che è stato compiutamente delineato dalle indagini della polizia giudiziaria e che gli ha consentito non solo di mimetizzarsi in modo straordinariamente efficace e di protrarre così a lungo la propria latitanza ma, prima ancora e soprattutto, di continuare ad esercitare le proprie funzioni di vertice in ambito associativo”. A scriverlo nero su bianco è il gip Alfredo Montalto, che ha firmato l’ordinanza di arresto dei fratelli Antonino e Vincenzo Luppino: i figli dell’imprenditore di Campobello di Mazara, Giovanni Luppino, nonché l’autista del boss stragista Matteo Messina Denaro. Per il Gico del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, i fratelli Luppino potrebbero aver fatto parte di un “cerchio magico” di imprenditori, che avrebbero finanziato il lunghissimo periodo di latitanza del boss di Castelvetrano. Il sospetto è arrivato dopo che le Fiamme Gialle hanno ricostruito le intense dinamiche finanziarie realizzate dai due fratelli con la produzione dell’olio: un’attività perfettamente lecita - come ha riportato il quotidiano “La Repubblica” - “ma con tante stranezze”. Durante il biennio 2017/2018, sembra che sui conti correnti di Antonino Luppino sarebbero stati eseguiti diversi bonifici in favore di Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara legata sentimentalmente a Messina Denaro. L’importo complessivo dei bonifici sarebbe di “81.623 euro, non giustificati da fattura”.


Da Fragolone a Parmigiano: l’elenco dei sodali

Ma nella lista dei probabili imprenditori “bancomat” di Messina Denaro ci sono anche altri nomi, come il manager delle scommesse online, Carlo Cattaneo. Nel giro di pochi anni, Cattaneo ha trasformato la sua attività di scommesse in una rete di punti di gioco sparsa tra Castelvetrano, il resto della provincia di Trapani e Palermo. Il merito del successo imprenditoriale di Cattaneo sembra che sia dovuto al sostegno del nipote prediletto del superlatitante, Francesco Guttadauro, ma anche a quello del cognato del boss, Rosario Allegra. Dalle indagini è emerso che Cattaneo ha più volte dimostrato la sua riconoscenza, consegnando pacchi di banconote ad Allegra. Motivo per il quale, alcuni anni fa, l’imprenditore castelvetranese è stato arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Come ha ammesso lo stesso Messina Denaro durante il primo interrogatorio, i complici che lo hanno aiutato durante la sua latitanza sono numerosi. Dalle indagini che sono state portate avanti negli anni sono emersi molti nomi in codice. Il nome Parmigiano, ad esempio, è stato trovato all'interno di numerosi pizzini, oppure quello di Fragolone, Fragolina, Condor, Ciliegia, Reparto, Malato, Complicato e Mela. Anche se, tra i tanti nomi, quello che più di tutti ha catturato l’attenzione degli investigatori è stato proprio quello di Parmigiano. “Ti spiego cosa devi fare”, scrive il boss di Castelvetrano all’interno di uno dei pizzini indirizzati a sua sorella, Rosalia Messina Denaro. “Ti devi incontrare col Parmigiano, solo una volta però, e gli chiedi il prestito a lui, digli che stia tranquillo che nessuno lo vuole impaccare, e che avrà restituito il tutto, o appena torna il complicato, oppure appena il grezzo vende un suo bene che è già messo in vendita. Quindi, assicuragli che stia tranquillo che gli verrà restituito il tutto”. Con quel “tutto”, il boss si riferiva alla modica cifra di 40mila euro consegnati in prestito da Parmigiano: uno dei tanti sodali.

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